La Critica politica - anno VI - n. 6 - giugno 1926

242 LA CRITICA POLITICA spesso un uomo che ha tutte le preoccupazioni tranne quella di dare incremento ali' industria che dirige. La grettezza è una delle malattie costituzionali del mondo letterario e artistico italiano. Che cosa dovrebbe fare il direttore tecnico di un determinato ramo editoriale? Studiare i gusti del pubblico imparando sopratutto a conoscerlo da vicino, secondare e cercare di influenzare in bene questi gusti, ma non prescinderne mai. Un libro non si può collocare che come si colloca ogni altra merce, badando che questa è merce di particolare delicatezza. Non possiamo esemplificare per non andar per le lunghe. Bisogna solleticare la curiosità del lettore e sapersi creare il lettore, ricordandosi che in Italia, ancora, la vita economica e culturale è a base regionale, Forse che anche tre quarti dell'arte narrativa non ha radici e ramificazioni regionali ? Ha mai pensato qualche editore che ha un raggio d'azione spesso regionale, a coltivarsi intensivamente la propria regione? E qualche altro che bisogna studiarsi di penetrare categoria per categoria sociale la massa dei lettori? E dove sono gli abili, suggestivi, irresistibili commessi viaggiatori del libro per tutti, come ci sono quelli per le pubblicazioni scientifiche universitarie e per i generi commestibili? C'è tutto un mondo da esplorare e da coltivare, ma occorre il sussidio di una psicologia di esperti. L'Italia è invece il paese degli uomini fuori posto. So di un editore di una rivista (ora naturalmente defunta) che dovendo servire a far conoscere ai forestieri l'Italia, per renderla più preziosa {la rivista) non la metteva in vendita, e la esponeva soltanto nelle sale da letture degli alberghi, redatta soltanto in italiano e scritta da collaboratori scelti col criterio dell'amicizia personale e politica. E che cosa non è totalmente e rabbiosamente politico in Italia? Pensi il Palazzi a quell'ex sottosegretario di Stato, regolarmente finanziatore di giornali, che ascrisse ad onore e gloria della sua rapida carriera politica di essere arrivato al Governo ... in motocicletta, ossia facendo sempre dello sport e denigrando la scuola. In un paese dove è di moda subordinare la cultura allo sport la battaglia del libro è fatalmente perduta. Bisogna dunque rinunziare a combatter la ? Non siamo pessimisti, se vi piace, ma non siamo nemmeno ottimisti con la colpevolezza della improntitudine retorica e della faciloneria scervellata. Per combattere la battaglia del libro occorrono : buoni scrittori (per buoni scrittori intendiamo quelli che conoscono il segreto di farsi leggere) editori, perspicaci che sappiano scoprire i buoni scrittori, lasciando da parte ogni protezionismo che torna alla fine in loro danno. e che sappiano creare il lettore quando non c'è e non deludere soverchiamente quello che c'è. Se poi ci sono degli uomini politici seriamente innam~rati dei libri sappiano ottenere dagli uomini di Governo quei provvedimenti capaci di influire sul costo. Per combattere utilmente ed efficacemente questa battaglia non occorre una giornata, ma un periodo di seria preparaiione e di indefesso esame del problema. Un esame di coscienza non guasta neanche. Non occorre una giornata con la solita data commemorativa, perchè nel nostro paese è facile convertire tutto in Biblioteca Gino Bianco

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