La Critica politica - anno VI - n. 6 - giugno 1926

LA BATTAGLIA DEL LIBRO 241 libro in Italia costa troppo caro rispetto alla capacità d'acquisto del consumatore che subisce tutti gli inconvenienti di una situazione economica eccezionale. Il prezzo del libro paragonato .a quello anteguerra è certamente superiore a quello della carne, ma l'editore non visionario deve pensare che sulla carne il consumatore non puo risparmiare, sul libro 11uole risparmiare. Il libro, in sostanza, è spesa voluttuaria. C'è una categoria sparutissima di cittadini che mangiano due zuppe di caffè e latte al giorno, e considerano il libro un bisogno di prima· necessità, ma una industria fiorente non può affidarsi ad una categoria sparutissima di consumatori. • Lo Stato non può far dunque nulla per il libro? può fare parecchio, ma il resto devono farlo gli editori e gli autori. Lo Stato, secondo noi, può fare due cose soltanto: influire sul costo della carta, e in questo caso lasciamo al Palazzi il compito di sbrigarsela sui rapporti fra cartiere e Governo, ed aumentare il numero e la dotazione delle biblioteche, facendosi cioè principale consumatore. All'infuori di questi due contributi, utilissimi e praticissimi, non vediamo che cosa possa dare di più e di meglio il Governo, e sono entrambi provvedimenti che dovrebbero influire sul costo del libro. Tutto il resto spetta ai produttori. Il Governo dunque può influire sul costo della carta ed anche su quello dei trasporti ; vediamo che anche qualche deputato fascista se ne preoccupa, ma per non essere semplicisti non bisogna dimenticare che questi provvedimenti sono necessariamente legati a tutto un indirizzo di politica economica e finanziaria, e tr~viamo semplicemente strano come questo qualcuno invece di agire con un chiaro programma e con fermezza di propositi nel suo naturale campo d'azione, ossia il Parlamento, facendosi centro di un movimento attivo e combattivo, sj limiti a scrivere platonici articoli sui giornali. ·una volta i deputati usavano farsi iniziatori di disegni di leggi che presto o tardi facevano sicuramente la loro ~trada, ma ora? . Ad ogni modo 'anche quando si è ottenuto, con provvidenze governative, il minor costo {adesso i librai si rifiutano di equiparare il costo dei libri francesi al corso del cambio monetario) resta sempre il problema di far leggere. Qui entriamo in una materia analoga a quella degli spettacoli, e p{lrticolarmente dèl teatro di prosa. Anche quando si sono ridotte le spese ferroviarie delle compagnie e diminuita la tassa erariale (una tassa sulla cultura noi non riusciamo mai a concepirla) resta sempre da risolvere il problema del saper richiamare il pubblico ; e questo non è possibile che con due mezzi : lavori interessanti e spettacoli attraenti. Per il libro il problema non muta. Il còmpito dei produttori . nasce qui. Se andiamo ad indagare come sono organizzate e dirette alcune Case editrici {nontutte fortunatamente) troveremo.tante ragioni che sono fondamentali sulle deficienze dell'industria libraria. Spesso una Casa editrice è in mano ad un consulente tecnico di scarsa preparazione, di insufficiente discernimento critico, di modestissima sensibilità. Non parliamo delle pubblicazioni di carattere scientifico si capisce, perchè l'inganno in questo campo è impossibile. Questo consulente è Biblioteca Gino Bianco

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