ORIENTAMENTI CONSERVATORI E DEPRESSIONE INDUSTRIALE 237 correnze nazionali, ma delle meditate intese da paese a paese. Queste sono già all'orizzonte, ma saranno però estremamente lunghe a maturare. D'altro canto il mercato interno ha dei poteri di consumo molto poco elastici. Si potrebbe forse, con una politica monetaria e salariale adatta, aumentarli per ciò che riguarda il consumo di alcuni beni ultimi. La produzione di gran parte dei beni strumentali resterebbe, però, invariata, e, cioè, inutilizzata. Comunque si giri il problema è sempre lì: ridurre, smobilitare l'apparato produttivo, che è in eccesso. Ma questa smobilitazione può avvenire in modo rapido e violento, o in modo progressivo e lento. Nel primo caso si ha la crisi vera e propria, impressionante e drammatica. Si sopprimono alcune branche sbagliate di industria, si distruggono impianti, si chiudono stabilimenti, si accorciano orari di lavoro, sì licenziano operai, si creano, in ultima istanza, le falangi dei disoccupati. Adottata la seconda via, invece, il panorama cambia. Le unioni fra imprese vengono intensificate per ridurre e ripartire meglio i costi; insieme si falcidiano temperatamente i salari; lo Stato interviene col fisco, coi dazi e anche con la circolazione a proteggere la liquidazione ecc. ecc. È molto probabile che, tirate le somme, i costi delle due operazioni non siano molto divergenti fra di loro. Vi è anche il pericolo che la seconda, essendo a lungo corso e anfrattuosa, si arresti a mezza strada, e, in conclusione, perpetui la passività, che si tratterebbe di sanare. Entrambe, tuttavia, se lealmente e coraggio~amente perseguite, menano ali' obiettivo voluto, e, in un certo senso, è libera la scelta dell'una o dell'altra. Qualunque scelta importa, però, gravi conseguenze; è tutta una costruzione che si smantella ; è una serie di aspettative e di promesse che si cancella ; e darvi dentro col piccone è, sì, una operazione economica, ma è anche in fondo una azione politica. Non è agevole supporre che quegli stessi ceti industriali che hanno promosso, con le loro risorse e con il loro spirito, la struttura produttiva oggi eliminanda, ne compiano essi oggi, spontaneamente, la demolizione. Senza dubbio essi si troverebbero in condizione comoda per farlo : poichè tutti gli altri strati di popolazione, che sarebbero sul colpo danneggiati dalle operazioni in questione, non possiedono sufficiente libertà di movimento. Però questo loro stesso privilegio della iniziativa e della libertà, permette loro di comportars'i anche nel senso opposto. Essi possono, cioè. tener in pjedi. ;ntatte o quasi, le loro strutture industriali, ripartendone il carico sugli strati indistinti del paese e su lassi di tempo indeterminati. Questa è la strada della minore resistenza, ed è probabile che sia quella che sarà battuta. Per qualche mese la stabilizzazione della lira, con tutti i suoi necessari effetti restrittivi, ha potuto far ritenere che essi, in sostanza, si fossero adattati al risanamento. Ma oggi si vede che quell'affidamento era temerario. La nuova ascensione dei cambi, o subìta o voluta o incoraggiata o anche solo tollerata, annulla gran parte dei progressi fatti fin qui sulla via della guarigione industriale. Attraverso essa ogni aggravamento dei costi, che era il vaglio per distinguere le industrie sane da quelle malsane, viene in gran parte abolito. L'alto prezzo del capitale mutuato diminuirà in ragione prossima a quella in cui Biblioteca Gino Bianco •
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