La Critica politica - anno VI - n. 6 - giugno 1926

234 LA CRITICA POLITICA malismo produttore. L'amore per il grandioso, la proiezione nel futuro, il desiderio di lasciar traccia di sè nelle cose, in un certo senso d'inclinazione alla gloria economica ecc. ecc,, sono semplici attitudini dello spirito. Ma esse, però, non tardano, quando sono favorite e incitate dalle circostanze, a tradursi nel mondo dell'economia e a determinarvi una particolare congiuntura. Gli impianti a utilizzazione illimitata, e cioè a realizzazione remota, sono la concretizzazione di questo spirito. Così pure le intraprese poste su un piede gigantesco, e pertanto aleatorie. Egualmente le iniziative che stanno fra l'economia e il fastoso, ossia fra l'economia e la politica, e che risentono in grado eguale di entrambe. In realtà anche il fascismo, come tutti i regimi, ha avl!to ed ha la sua particolare economia, ossia quella economia, che coincide con i gusti dei ceti, che in esso predominano. I reggimenti popolari inclinano a una economia sperperatrice a favore delle classi umili, i cui gusti non vanno molto oltre la casa e il cibo a buon mercato. Quelli conservatori, per quanto più facili a identificarsi con gli interessi futuri della collettività, lo fanno anch'essi, ma soltanto lo fanno conforme alle predilezioni degli strati di popolazione che più particolarmente essi esprimono. Entrambe queste economie, che in fondo sono parziali, sono assurde, di fronte a una economia pura, e cioè ipotetica. Sono, si direbbe « errori », tanto l'una quanto l'altra, e quindi la sola questione praticamente seria, che ci si può proporre, è quale delle due sia, a conti fatti, più costosa. Ma, se si vuol mettere in conto ai regimi conservatori la più larga preparazione alle eventualità guerresche, con tutto ciò che essa comporta di spese dirette, indirette e collaterali, propedeutiche ecc. ecc. la risposta non può lasciare ecc~ssivi dubbi. *** . E incontestabile che la molla ultima, ché ha dato movimento al fascismo, è da ritrovarsi nell'idea di nazione. Questa idea costituisce il suo fatto fondamentale e, nello stesso tempo, per naturale iperbole, la sua rettorica. Opposta- .mente a quanto si ritiene, però, è appunto la rettorica dei partiti quella che ne esprime, almeno subiettivamente, la più profonda verità. Ora che i partiti socialisti sono atterrati si vede bene se, alla fin dei conti, essi erano o non erano i partiti dei lavoratori. Nella stessa maniera il fascismo, avendo per sua idea centrale l'idea di nazione (che, per la logica dell'economia, è poi preminente sui ceti abbienti e conservatori) la ha trasmessa al dinamismo produttore eccitato ·nella borghesia. Esso non si è però risolto in una semplice agitazione indistinta, vacua e vagabonda, ma ha subito avuto alcune direttive precise, e i propri obiettivi ; e sono stati obiettivi a direttiva nazionalistica. La loro prima fase di sviluppo coincide con la presenza al governo del1'on. Destefani e potrebbe essere detta nazionalistico-liberista. .Il Destefani era e si proclamava, infatti, « tendenzialmente liberista», ma il suo liberismo era fortemente impregnato di spirito nazionalista. Questo vuol dire che egli concepiva gli scambi da paese a paese non come una occasione a transazioni equitative e mutuamente utili, m'a come un'occasione a sopraffare il contraente e a Biblioteca Gino Bianco

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