La Critica politica - anno VI - n. 4 - aprile 1926

I RURALI E LO STATO 139 che trova la sua spiegazione. L'Inghilterra è la sola nazione ad economia quasi esclusivamente industriale. Fino a poco fa conveniva economicamente all'Inghilterra trarre dall'estero e dalle colonie i prodotti agricoli necessari all'esistenza della sua popolazione e dare il massimo sviluppo alle sue attività industriali, assai favorite da condizioni naturali. Per ciò l'agricoltura, un tempo fiorente, vi venne abbandonata quasi del tutto; per ciò.s'impose allo. Stato una politica cli libertà economica nei riguardi dell'estero e dello interno. Gli interessi industriali appena si accorsero di essere gli interessi del maggior numero, si ·accorsero pure di non aver bisogno di privilegi o di chiedere protezioni e che lo Stato concedendone finiva con lo stabilire inevitabilmente delle ingiustizie le quali poi si convertivano in danno e in ostacolo alla attività di ciascuno, e che la migliore protezione era così per essi quella di non averne nessuna. La politica inglese seguì, durante quasi un secolo, tale linea di condotta. Adesso l'aumentato costo dei prodotti agricoli e la minore disponibilità di essi di fronte al consumo vi sta facendo risorgere la convenienza di rimettere in coltivazione la terra. La difficoltà dei rifornimenti in caso di guerra - resasi in particolar modo evidente durante l'ultimo conflitto mondiale nonostante la conservata supremazia sui mari - contribuisce a dare in lngh~lterra al problema dell'agricoltura un particolare carattere politico. Trattandosi di riprendere la coltivazione là dové fu da gran tempo abbandonata e quindi d'incoraggiare i capitali a dirigersi per questa via, è naturale che la· ripresa dell'agricoltura si accompagni a proposte e a richieste di carattere protezionista. C'è poi il fatto che le condizioni di superiorità dell'industria inglese nel mercato mondiale stanno declinando e che alcune forme d'industria debbono preoccuparsi di trovare all'interno quelle condizion.i favorevoli che ali' estero non trovano più. Nell'economia inglese si verifica una crisi che è pure un fenomeno di decadimento economico. Si sono così determinate colà correnti protezioniste le quali dalla ripresa delle attività agricole, e dalla necessità politica di favorirle, potrebbero trovarsi rafforzate e giustificate. Si capiscono, quindi, le preoccupazioni di Lloyd George. Ma fuori dell'lnghi'Iterra quelle preoccupazioni non hanno ragione di essere e non si giustificano. Il liberalismo inglese è stato ed è liberismo, anzitutto. E le istituzioni parlamentari inglesi hanno solo perciò resistito e resistono alla prova, e il paese se ne mostra soddisfatto: in virtù appunto della politica economica dello Stato, che ha limitato l'attività legislativa a poch_i grandi e generali interessi, che ha evitato lo statalismo e impedito il determinarsi del contrasto degli interessi particolari attorno allo Stato, che ha consentito I a tutte le attività di esercitarsi, di affermarsi senza bisogno di speciali tuBiblioteca Gino Bianco •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==