La Critica politica - anno VI - n. 4 - aprile 1926

. ' DEMOCRAZIA E MOVIMENTO OPERAIO 149 .. Ma, posti i problemi operai dinanzi alla opinione pubblica, randamento stesso del movimento operaio viene a mutare considerevolmente. r Fin qui, appunto perchè è stata dominata dalla nozione di sciopero, essa ha oscillato fra questi due poli: da un lato l'azione economica di categoria, e, dall'altro, l'azione politica della classe. Ma l'opinione pubblica ~ è manifestamente estranea a entrambe queste forme di attività operaia. La azione di categoria le sfugge, perchè essa non può giudicarsi che in base a criteri tecnici di impresa : e l'opinione pubblica, che si muove per grandi correnti, è, di fronte a problemi di questo genere, incompetente; nello stesso modo che sono incompetenti i Parlamenti nelle questioni di ammistrazione. D'altra parte le azioni di classe le sono estranee solo per il fatto che sono, in sostanza, azioni di forza : dinanzi a cui non ha niente da dire; come resterebbe muta, perchè impotente, dinanzi a un colpo di mano o a un colpo di Stato. Tra l'uno e l'altro tipo di azione operaia, è, pertanto, necessario adottarne uno che possa rientrare nel nuovo campo di giurisdizione pubblica ; e ciò non può farsi che raggruppando in serie di notevoli dimensioni le richieste dei lavoratori. Di tempo in tempo, ma in cicli sempre più ristretti, la situazione economica generale viene a mutare: una volta si è in un periodo ascendente, e un'altra volta si è in un periodo discendente ; in un · certo momento l'economia internazionale asseconda lo sviluppo di quella interna, e in un altro momento lo contrasta ; ecc. ecc. Al presentarsi di ognuna di queste fasi l'orientamento generale del giudizio medio sarà differente ; e ciò accade, se così si può dire, in modo quasi automatico. Il fatto economico stesso, mentre si compie, si rispecchia neUa coscienza di coloro che, attivamente o passivamente, vi partecipano; la vicenda economica diventa anche disposizione dello spirito ; nascono le correnti ottimiste J e generose ; oppure sorgono le correnti pessimiste e restrittive. Anzi il succedersi di fasi politiche liberali e di fasi politiche reazionarie può ricondursi a questo : il reazionarismo non è che il profilo politico dei periodi di crisi ; e, viceversa, il liberalismo non è che l'espressione d'uno stato di ricchezza, che consente la liberalità. Ed è evidente che, da queste grandi e diverse correnti di disposizioni di spirito che attraversano la cittadinanza, i lavoratori possono, agendo nella loro qualità di cittadini liberi, trarre la regola della propria azione : la quale sarà, volta per volta, conforme alle esigenze dell'economia e alle tendenze della maggioranza. N. MASSIMO fOVEL · Biblioteca Gjno Bianco •

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