LA CRITICA POLITICA 133 -==========================:....:-=· ----- ------· ---- - -- .. _ .... -· - ·----- --· -- .-----·- RECENSIONI ,GIORGIO SOREL: Considerazioni sulla -i,iolenza (con in~roduzione di B. Croce). Nuova ed. con aggiunte. Bari, Gius. Laterza e figli. - L. 20. Del Sorel è questo il libro di cui più s• è . parlato e discusso, certo il più noto tra noi. ' E in esso, infatti, che la sua teoria sindacalista dello « sciopero generale » trova particolare-sviluppo. A nostro parere non è il suo ,miglior libro: l'altro su « Degenerazione capitalistica e degenerazione socialista » vale assai di più. Ma la fortuna dei libri - anche per i libri dei dotti - non è in relazione al loro valore intrinseco. Un romanzo o un libro di veni può aver fortuna per il suo titolo, per •--ciòche sembra promettere. Un libro di dottrina può averlò per quel che offre di nuovo, di originale, an~he semolte volte arbitrario. L'uomo ba sete di novità e ammira gl' iconoclasb. Sorel ha distrutto molti idoli, non ha avuto riguardi per la morale corrente, ha disprezzato il parlamentarismo e il riformismo, ha fatto r esaltazione della violenza. Ciò gli valse l'odio di molti politicanti, ma gli procurò l'ammirazione di molti giovani e molti se~uaci tra la classe operaia. In Francia e in Italia si costituirono gruppi · lind~calisti' che ebbero per un certo periodo una positiva in8uenza nel movimentoo di organizzazione operaia : giornali e riviste sorsero per la diffusione delle idee sorelliane e per la difesa del suo metodo di lotta operaia. Il movimento sindacalista' ispirato da Sorel durò appena dieci anni. La guerra operò in esso uno sconvolgimento completo. Dei seguaci di Sorel quasi nessuno è rimasto fedele alle teorie del maestro. Molti sono passati addirittura al campo avverso. Altri dalla predicazione dello « sciopero generale espropriatore » sono passati alla predicazione della « collaborazione di classe » e la praticano con santo zelo, a tutto profitto dei padroni. Lo stesso Sorel - in ' odio alle democrazie plutocratiche del suo paese - finì -coll'avvicinarsi ai reazionari dell'.flction Fran- -çaise ; ma le sue ultime simpatie, i suoi voti ~ furono tutti per LenÌn, l'uomo della rivolu- ... Biblioteca Gino Bianco zione russa, il marxista che aveva saputo e sapeva adoperare la violenza a favore dei lavoratori. Vedere, infatti, lo scritto « per Lenin » posto in appendice a questa edizione. Il fatto che qui in Italia molti fascisti amano dirsi discepoli del Sorel, lo stesso Mussolini tra gh altri, renderà ancora ricercate e lette queste Con:Jiderazioni sulla violenza nella loro nuova edizione. Si troverà assai male però chiunque avrà sperato trovarvi la giustificazione del fascismo. Il punto di partenza del Sorel è, infatti, che nella lotta tra gruppi poveri contro gruppi ricchi, tra la classe lavoratrice e la classe capitalistica non può e non deve esservi tregua. La colpa che il Sorel attribuisce alla democrazia sociale in genere, e ai socialisti in specie, è di aver fatto della « lotta di classe > una cosa semplicemente ridicola, di avere praticamente applicato il . metodo della pacificazione sociale, di aver portato la competizione sociale su un terreno di reciproca vigliaccheria, di pacifismo ad ogni costo, di sistematico compromesso. « Bisogna profittare - egli sostiene, p. 73 - della 1'igliaccheria borghe3e per imporre la volontà del proletariato ». Acuire, esasperare il contrasto sociale, e non lavorare ad attenuarlo. Ed ecco l' apologia della violenza. Ed ecco la teoria dello · « sciopero generale »• Il Sorel manifesta una fiducia assoluta sulla efficacia di questa teoria. Egli vede lo <e sciopero generale » · come un « mito » destinato ad animare la classe lavoratrice, a darle una volontà intransigente, a farla decisa alla lotta e capace di condurla a termine. E vede, in virtù di questo mito, purificarsi l'ambiente, vede i politicanti respinti, posti fuori di ogni possibilità di nuocere, e formarsi una nuova morale, la morale dei produttori. Egli amava, perfino, raffigurarsi i suoi seguaci, coloro che praticavano le sue teorie nel movimento operaio, come uomini già di un'altra specie, nutriti d •un• altra morale, sprezzanti del successo personale e incapaci delle spec~lazioni e delle astuzie dei politicanti comuni. Che almeno in questo egli si sbagliasse è oggi evidente. . Rileggendo le considerazioni sullo « sciopero generale » contenute in questo libro si ha una I
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==