La Critica politica - anno VI - n. 3 - marzo 1926

130 LA CRITICA POLITICA con mille legami di minuziosi regolamenti, l'iniziativa dei ministri sostituì ovunque quella dei privati e quella comunale. Di qui ristagno economico, di qui la perdita dell'educazione politica, che fece sì che la Francia, quando riprese il governo di se stessa dalle mani indebolite della monarchia assoluta, non trovò uomini esperimentati capaci di dar vita sicura alla libertà politica. Anche Giuseppe Il riduce ed accentra, e si affanna a galoppare su e giù per i suoi Stati ; compare nei villaggi più remoti inatteso e in forma privata ; viaggia spesso in incognito; si mescola al popolo, per raccogliere le voci del malcontento. Ma appena egli si allontana, tutto riprende l'andazzo consueto. Gli ordini emanati si accumulano, inutili~ nei cassetti burocratici ; i cittadini protestano, si raccomandano, mandano suppliche a Vienna; e da Vienna fioccano rimproveri, consigli, sollecitazioni. Tutto questo perchè la vita municipale ristagnava. Concludo ; i grandi re sono da esaminare in rapporto alla loro personalità solo quando si tratta di valutare il grado di partecipazione loro agli avvenimenti notevoli della nazione. Il giudizio deve cadere, quindi, sulla responsabilità storica e non su quella m~rale. Solo facendo così non si cade nella disonesta contraddizione di negare ai re il merito delle buone iniziative e di attribuir loro il demerito delle cattive. E solo così si assurge ad una critica politica che ponga e chiarisca i termini di una revisione storica atta a dimostrare come I' o~dinamento dello Stato - specie nelle forme accentrate che prende di solito nelle monarchie - è nei suoi risultati ed effetti indipendente dalle qualità personali e dalle intuizioni buone o cat-. tive, dei .re e dei ministri che in loro nome governano. CAMILLO BERNERI IL VOTO ALLE DONNE . Il fascismo ha distrutto molti diritti fondati sull'elettoralismo. Ha c!ato. però. il voto alle donne. È stato « un gesto prodigo che non era necessario » - ha dichiarato, nel 'Popolo J' Italia, il fratello del Presidente del Consiglio. Certo è che le donne non hanno mostrato ·di apprezzarlo troppo. Pochissime di esse, infatti, hanno chiesto di essere elettrici: a Milano appena 5 mila donne su 120 mila che ne avevano diritt<? I Se ne deduce che l'elettoralismo deve essere molto scaduto se nemmeno le donne riescono a prenderlo sul serio. È proprio così. L'elettoralismo ha finito d• interessare dal momento che non serve, che non ha più nessun valore, che non può essere adoperato con efficacia, dal momento infine che lo stesso sistema par .. lamentare ha perduto d •importanza. Un fatto da meditare è che la estensione dei diritti elettorali in Italia, durante il regime liberale e dopo, ha seguito passo passo il diminuire della influenza del voto e delle istituzioni parlamentari nella direzione effettiva della vita del paese. Al suffragio universale e alla rappresentanza proporzionale si arrivò solo quando già il Parlamento era ridotto ad un paravento. Il diritto elettorale può essere apprezzato, insomma, in relazione diretta al suo peso effettivo alla sua reale in8.uenza, alla sua efficacia. Finchè non servirà, nessuno lo prenderà sul serio; nemmeno le donne le quali. probabilmente, intuiscono che la loro missione, la funzione alla quale sono chiamate nella società non è precisamente quella stessa degli uomini senza essere per ciò . meno nobile, meno elevata, meno importante I I Biblioteca Gino Bian·co

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==