La Critica politica - anno VI - n. 3 - marzo 1926

128 LA CRITICA POLITICA piacenteria cortigianesca guidò mai sempre la penna degli scrittori ; e, se qualche lampo di sincerità per caso si apriva il varco, veniva subito offuscato o soppresso da inesorabile censura. Così, ogni volta che moriva qualche personaggio potente ed illustre per le cariche sostenute in vita, compariva sui pubblici fogli un ar-- ticolo necrologico, che aveva piuttosto sembianza di panegirico anzi che di vita. Plutarco e Cornelio Nepote presso di noi sarebbero rimasti sempre colle mani alla cintura » ( 1) . Volendo precisare la figura di un re, non è possibile, come nel caso dei re piemontesi, servirsi molto degli scritti ad esso relativi, per le ragioni che abbiamo accennate. Sarà, dunque, necessario esaminare quali persone, quali partiti fiancheggiavano, o determinavano, l'azione del sovrano. E questo anche per-- chè, a meno che si tratti di un re eccezionale, sarebbe tempo perso ricercare di precisarne le figura. I principi riformatori del '700, sono, ad esempio, sopra-val~tati, o perchè, come era di Caterina II di Russia, ci si limita alla fama che ebbero ai loro tempi di riforma tori, e si trascura di esaminare quanta parte delle riforme annunciate rimase sulla carta e quanta fu realizzata, o perchè si considera il principe riformatore isolato dal movimento che lo sostenne e dai ministri che lo coadiuvarono. Il carattere energico di Pietro il Grande poteva vincere le resistenze misoneiste dell'aristocrazia russa perchè aveva un partito favorevole molto po-· tente. Carlo III di Spagna si servì di statisti di valore, quali lo Squillace, il Grimaldi, il conte di Aranda, Giuseppe Monino, Compomanès, che erano coadiuvati, alla lor volta, da una schiera di legisti : il partito de la golilla Filippo V di Spagna ebbe due ministri di valore : il cardinale Alberoni e Ripperda. Giuseppe I di Portogallo ebbe per ministro il marchese di Pombal. Le riforme di Maria Teresa nel ducato di Milano furono possibili, perchè a disegnarle furono, abili funzionari, come il Carli e il Verri. Le riforme di Leopoldo I in Toscana. ebbero come organizzatori persone di vaglia, come il Neri, il Rucellai, il Gianni, Scipione de' Ricci, il Tamburini, ed altri.· E quanti altri casi l'opera dei collaboratori dei re riforma tori rimane in penombra, o addirittura nascosta dietro il trono I Se l'opera dei ministri e dei consiglieri è da tener presente nella valutazione· della personalità dei sovrani, non bisogna esagerare. Quando Napoleone afferma. che se Luigi XVI avesse avuto un buon ministro, la rivoluzione francese non sarebbe avvenuta, mostra di non capirne le cause. Un ministro abile avrebbe. potuto prorogare l'esplosione, ma non evitarla. Ma ton~iamo ai re. Come si esagera attribuendo le grandi imprese all'intelligenza e volontà del re, così si erra attribuendo al re la responsabilità ·storica di certe guerre di conquista. Sarebbe un errore attribuire il proposito di formare la Francia a Clodoveo, come osserva il Berthelot (2) poichè egli, quando ebbe conquistato il regno, ( 1) In Reminiscenze della propria vita, Roma - Milano, 1908, voi. I. pp. 212-213. (2) Histoire Gènérale, Paris, I, pag. 125. Biblioteca.Gino Bianco

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