126 LA CRITICA POLITICA giudicati e preparati, non solo capaci di condurre una serrata critica delle fonti ma anche disposti ad allargare il campo degli st~di di preparazione, sì che le ricerche possano essere indirizzate ad illuminare le zone più buie della storia. Particolare interesse presenta la riduzione delle figure dei grandi re. La storia delle religioni ha illustrato l'origine dei sacerdozi composti e delle monarchie assolute per diritto divino. Sì che noi possiamo spiegarci l'amplificazione mitico-storica di certi fra i più antichi re, amplificazione nella quale bisogna distinguere due aspetti : quello naturale e quello artificiale. Il primo rientra nella spontanea antropolatria popolare, il secondo appartiene o ali' arte di governo, o alla storia aulica, o alla deformazione. della verità con intenti educativi. Questi -due aspetti si mostrano nel carattere religioso del regime faraonico ( 1). Da una parte una tendenza spontanea del popolo egiziano a vedere nel re un sacerdote massimo e un semi-diq; dall'altra, lo sfr~ttamento politico, da parte dei faraoni, . di questa tendenza. Tale sfruttamento aveva un effetto che andava al di là della vita di chi l'esercitava e potenziava sempre più il sacerdozio regio. I re Assiri e quelli Egiziani, che elevavano edifici immensi adorni di sculture e di iscrizioni_ magnificanti le loro geste, nel modo il più iperbolico, lasciavano un formidabile elemento suggestivo, poichè è più facile credere ali' eroismo di un re lontano che a quello di un re vicino. Lo storico moderno sorride, vedendo raffigurato il re egiziano solo, nudo, con l'arco, imperversare su la folla dei nemici fuggenti e trova più reale il re assiro raffigurato, in mezzo al combattimento, su un carro, av..1 volto nell'abito regale, e protetto del sole dall'ombrello retto da uno schiavo. Ma non sempre riesce a vincere la suggestione, sì che Alessandro Magno, se non gli appare come tonante, quale lo raffigurò Apelle, nel tempio di Diana ad Efeso, o Lisippo, nelle numerosissime statue, gli appare pur sempre attravverso le amplificazioni di coloro che scrissero di lui. Egli sa che Senofonte, scrivendo la Ciropedia volle presentare un tipo ideale di condottiero e di principe, ma non sempre potrà fare a meno di Senofonte. L 'istoriografia è costretta, dunque, ad accettare in gran parte la leggenda e può solo annullare o ridurre l'elemento tradizionale quando la vita dei popoli si mostra tanto da permettergli di ricostruire un'epoca con varietà ed abbondanza di elementi. Sì che vediamo preponderare i grandi nomi nelle istorie di epoche lontane, anche quando l 'istoriograf.o mostra di intendere bene l'opera collettiva dei tempi suoi. Macchiavelli, quando narra degli avvenimenti vicini o contemporanei è osservatore acuto, ma quando, come nel primo libro delle sue Storie, scrive dei fatti dell'Europa del Medio Evo è semplicista. I barbari invadono l'Impero perchè questo o quel generale romano offeso, geloso, irritato, li chiama per vendicarsi. Le Crociate sono compiute perchè Urbano Il pensò di darsi ad una « generosa impresa ». V'è sempre un capitano, un uomo politico a fondare le repubbliche e le monarchie. E il romanticismo teorizzante del Principe è già nella apologetica Vita di Castruccio Castracane. ( 1) Vedi: A. MORET - Du caractère rellgeux de la royauté pbaraon{que, Paris, 1902 ; BAILLET J, Lo régime 1Jharaonique. Paris, 1912. Biblioteca Gino Bianco
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