La Critica politica - anno VI - n. 3 - marzo 1926

116 LA CRITICA POLITICA ============================-------------------- abitanti - nei quali il numero degli alfabeti superi una certa percentuale" quella, ad esempio, dell'80 per 100. Si darebbe o si potreb~e dare così una specie di premio alle popo-- lazioni più alfabete e si creerebbe forse uno stimolo per tanti comuni a superare le quote tuttora troppo basse degli abitanti che sanno lettera. I fatti positivamente e imparzialmente osservati conducono quasi auto..· maticamente dalla osservazione critica alla collaborazione. FRANCESCO C0LETTI A • proposito di " fuorusciti ,, Venne inviata anche al nostro diretlore la nota lettera sui «fuorusciti» che. la direzione di un giornale fascista romano indirizzò ad un certo numero di uomini politici, specialmente di opposizione. Crediamo di far cosa opportuna ripubblicando qui la risposta che già fu pubblicala, insieme a quella di diversi altri, - tra cui degli on. Turali, Caldara, Gonzales, Presutti, ecc. - nel giornale Roma fascista del 13 marzo : Roma, 6 marzo 1926. Egregi Signori, La Vostra lettera si conchiude in modo da non invogliare davvero a dareuna risposta. Dirò anzi che le ultime quattro righe di essa esimono da ogni dovere di risposta. Troppo evidente è il Vostro doppio calcolo su la pavidità. d'animo di alcuni e sul senso di dignità di altri I Così non tutti risponderanno .. Ed io sarei tra questi se la questione non mi sembrasse, indipendentemente da. ciò, politicamente molto interessante. Farò come se fossi stato chiamato a dare una risposta del tutto obiettiva .. 1.) Per esprimere un qualsiasi giudizio sulle manifestazioni ~critte ed· orali dei fuorusciti bisognerebbe, intanto, che queste ci fossero note per via diretta,._ e che i .giornali esteri che le raccolgono e ne parlano giungessero fino a noi, Così non è. Finora almeno, non uno solo di quei giornali è giunto sino a me. ' Il Corriere degli Italiani - di cui così spesso si parla - io non l'ho mai visto I Ora per approvare o disapprovare o biasimare bisogna conoscere direttamente: e non per notizie di seconda mano, monche e, senza dubbio, politicamente interessate. Siccome poi 0gni fuoruscito ha portato all'estero la propria anima politica - e cioè dal suo partito - con il suo particolare modo di vedere e di sentire le questioni - così, se le pubblicazioni di cui sopra fossero lasciate arrivare sino a noi, vedremmo probabilmente ripr~dursi anche nelle manifestazioni e nell'opera dei fuorusciti quelle divisioni, quei dissensi, quei particolari stati di animo in cui' l'Italia politica si è divisa e si divide nei suoi numerosi partiti e sottopartiti. Impossibile, quindi, un giudizio in blocco. 2.) Per l'Italia, ad ogni modo, sarebbe certo molto meglio che di fuoru-• sciti ali' estero non ce ne fossero e non ce ne dovessero essere. Biblioteca Gino Bianco

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