110 LA CRITICA POLITICA -d'economia, ~on una borghesia che nell'economia è arrivata e vuole il suo posto nella politica, mancano i dati più elementari. Dalle file dei contadini : secoli lunghi di sofferenze con gli uomini, lenti .secoli di dolori con la terra, escono le prime !l}inoranze liberali. La lotta è contro lo Statalismo : Marx s'invera in Tocqueville : un sicuro istinto, coscienza di vecchia servitù: ·a principio della soluzione fra Nord e Sud. Arrivati ali' esperienza del Municipio, troveranno la via verso lo Stato, essi sol~, i sacrificati per la serva economia del Mezzogiorno. Gli altri saranno sempre pronti alle rinunzie per la protezione e l'elargizione governativa. P erchè insomma ·nello Stato com'è, riconoscono le ragioni del loro dominio. . Nella vecchia p~ovincia papale, provincia meridionale alle porte di Roma, i contadini portano la prima espressione liberale in un mondo che l'unità italiana e gli anni della democrazia hanno lasciato conservatore. La ribellione contro il risorgimento, servitù che si prolunga coi galantuomini, è divenuta coscienza d'una autonomia d'interessi, che domani, allargata nel più ampio quadro della· politica italiana avrà il suo posto nell'avvenire. Sono i contadini, quaggiù, la rivoluzione liberale, o, almeno, la sola speranza. Rieti. DOMENICO PETRINI SUONATORI DI VIOLINO Non saremo certo noi a rammaricarci che i « rivi dell'eloquenza », di certa eloquenza politica, siamo stati chiusi. Per i retori della politica, per i fabbricanti di frasi, per gl' inconcludenti e vanitosi « virtuosi » della parola, abbiamo sempre avuto e mani/est.alo una pro/onda antipatia. « Vi sono state _fortune politiche originate da un discorso mandato a memoria ». E vero. V'è stata molta gente la quale, in Italia, ha sul serio creduto che mandare al 'Parlamento uomini come Enrico Ferri, come Innocenzo Cappa, come Vecchini, come Fradeletto (trascuriamo gli altri minori) significasse r~ndere un segnalato servizio agli interessi del paese. Ebbene: vorremmo davvero sperare che fosse finita. E fosse finita non già per un procedimento mutato dall'alto, ma perchè fossero veramente mutati i gusti del popolo italiano (e lo si potesse vedere) nel senso di una maggiore e migliore educazione politica. Chiusa la via della politica ai « retori », ma chiusa anche a tutti coloro che non hanno idee nel cervello, che non hanno preparazione, che agli affari del paese non possono portare un briciolo di capacità e di esperienza; banditi i « violinisti dellà parola »; non, però, perchè abbiamo libera la via del successoi « suonatori di gran cassa » • E questo si potrà solo ottenerlo da una maggiore capacità politica del popolo italiano. E perchè il popolo l'acquisti occorre che la sua partecipazione alla vita politica sia diretta e frequente, che gli affari del paese non vengano sottratti. al suo giudizio e alle sue deliberazioni, che esso sia anzi chiamato molto spesso a giudicare sulle cose piuttosto che a scegliere tra gli uomini. Esercizio è educazione, anche "in politica, specialmente in politica. Se no la polil.ica Jarà sempre la /ortuna dei « suonatori di violino », buoni e e-attivi. Biblioteca Gino Bianco
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