La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

NOTE DI· REGIONALISMO· MARCHE E CULTURA NAZIONALE. Il prof. Giovanni Crocioni è uno degli uomini che meglio hanno visto in Italia quali inestimabili benefici la cultura nazionale possa trarre dalle tradizioni, dalla gloria, dall'arte e dalla letteratura delle nostre regioni. Le 'R,e.:. gioni e la cultura nazionale è il titolo di un suo volumetto stampato molti anni fa, ma che resta quanto di meglio, di più chiaro e persuasivo, si sia scritto su tale argomento : volumetto che, bisogna dire anche questo, ha avuto qualche inHuenza sull'indirizzo delle nostre scuole inferiori e medie. Il Crocioni mostrò anche quel che praticamente si poteva e conveniva fare presentando un volume regionale per lo studio della letteratura, dell'arte e della storia nelle scuole secondarie intitolato Le Marche e destinato ad iniziare una collezione di volumi per le scuole compilati cogli stessi criteri, per tutte le regioni d'Italia. Ora la regione - bene o male - è eutrata nelle scuole, e vi resterà. Ma non è di ciò che volevamo parlare. I precedenti del prof. Crocioni si sovvengono, invece, poichè ci è capitato di avere fra • mano e di leggere una conferenza che lo stesso ha tenuto a Roma su ~ Il contributo delle ~arche alla cultura nazionale » • Cosa sono le Marche nella vita culturale, e artistica anche, della nazione ? Poca e tra- ~curabile cosa, può pensarsi. Certo le Marche è la regione di cui meno s: parla. E certo è quella che meno fa parlare di sè. Non è tra le tre o quattro regioni d'Italia che formano · Ja méta obbligata del turismo internazionale. Non esiste e non è mai esistita come argomento di dibattito, di agitazione e di discus- ~ione politica una questione marchigiana. Le Marche restano modeste e silenziose, con tutti i regimi, anche con quello fascista. Biblioteca Gino Bianco Ebbene : vuol forse dir ciò che le Marche rappresentano poca cosa nella storia della Nazione~ Il prof. Cro'cioni si permette di ricordare e di dimostrare che no e lo fa da mar - chigiano ai marchigiani, non pe~chè questi si facciano ciò che non sono, petulanti, chiassosi e invadenti, ma perchè abbiano la consapevolezza di quello che sono e di ciò che la loro regione ha dato e dà alla nazione in ogni campo e sopratutto in quello della cultura. Conoscere la regione per meglio •amarla e méglio giovarle, che è quanto dire per meglio amare e meglio giovare a la nazione di cui a regione è parte distinta e integrante. « La cultura nazionale altro non è - dice il Crocioni - che un patrimonio comune e indiviso, ricchezza di tutti e di nessuno, accumulata col comune lavoro degli italiani, da un capo ali' altro della penisola. Come ogni regione ha contribuito a formarla, così ogni regione vi attinge. Quanto più larga è stata la offerta, tanto maggiore è la nobiltà di una . regione >). Le Marche è, per questo riguardo, regione nobilissima. Colla Toscana essa apriva il ciclo ' della letteratura volgare. « E delle Marche soave e tragico ritmo di S. Alessio, uno de più antichi di tutta la letteratura ; nelle Marche intonò canzoni secolaresche prima, indi ascetiche, quel frate Pacifico, Rex r>ersuum, che un re vero e proprio avrebbe coronato poeta iqtomo al 1190; nel~e Marche fiorivano e facevano frutto le poetiche finzion diffuse pel mondo latino e germanico dalla Provenza e dalla Francia per mezzo di gioiosi cantori popolari ». E quando raggiò sul mondo la luce di Dante, ecco dalle Marche Cecco d'Ascoli, pur ammirando, levarsi a contraddire, a voce alta e con piglio solenne, contrapponendo alla Commedia divina l'.f/cerba, contrapponendo la scienza all'ascesi, il fatte,

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