La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

UN'INCHIESTA SULLA MASSONERIA 85 =====:-::=:-- ---- -_.:::::_-. --=-=-=-=-=--==--=-----------=-----------=-- - == __- ______ -:. ====::= il farlo è la unica maniera di ottenere il rispetto di ogni classe sociale e di mettere in pace la propria coscienza di fronte alle opinioni degli altri » • Il prof. Michele Scherillo: « Comunque conquistato il libero reggimento, è venuto a mancare alla Massoneria l'unico sostegno che poteva valere a giustificarne 1'esistenza » • E si potrebbe continuare. Le condizioni libere del vivere civile e del reggimento politico sarebbero, nella opinione di molti, la ragione principale per cui ogni Istituzione basata sul segreto non solo non sarebbe giovevole, ma nemmeno ammissibile. In altri termini, secondo l'opinione di coloro che in tal senso si esprimono, le Associazioni segrete si giustificano e si rendono necessarie solo quando le istituzioni politiche non consentano la libera espressione ed affermazione delle opinioni e della volontà dei cittadini. V'è anzi il prof. Tullio Martello il quale - pur dichiarandosi contrario alla Massoneria - vuole che la libertà sia rispettata in ogni caso, anche per il segreto. « Le condizioni della vita pubblica moderna - egli sostiene - sono condizioni di libertà. E come sono liberi i clericali di costituirsi in associazioni esclusive economiche ed elettorali, così ali' ombra della libertà, i massoni trovano il loro diritto di vivere ali' aperto e di adoperarsi a raggiungere i loro intenti, come del resto, avviene degli affiliati a qualunque chiesa che sia religiosa, o politica, o socialista, od accademica, od affarista. ecc. ». Non favorevoli alla Massoneria si manifestano in questa inchiesta due uomini politici che forse attualmente nutrono ben diversa opinione e che, in ogni caso, furono di recente molto spesso accusati di essere strumento politico della 1 Massoneria: l' on. Bonomi e l' on. GiolJanni Amendola. L' on. Bonomi - e crediamo dicesse opportunamente - dal problema della Massoneria risale ad una questione più alta. E osserva : « Ogni azione palese ed occulta di partiti, di sette, di associazioni pubbliche o segrete, nelle amministrazioni dello Stato è sempre profondamente dannosa. Ma la colpa non è da ricercare nell'esistenza dei partiti o delle associazioni. La colpa risiede nel fatto che troppi uomini ritengono di essere prima massoni o clericali o moderati o socialisti o repubblicani, e poi magistrati, militari, funzionari pubblici. Donde il pericolo c~e essi abbiano a rendere favori ai correligionari e non giustizia ai cittadini. Perciò accusare di questo danno soltanto gli affigliati alla Massoneria - per quanto essa, circondandosi di mistero, renda più facile il sospetto - mi pare tradisca troppo le preoccup~zioni politiche di taluni assai pronti a gridare contro le inframmettenze rosse e n3n abbastanza severi contro quelle nere od azzurre » • L' on. Amendola, che allora non era deputato, si preoccupa piuttosto di altri problemi della vita italiana. E conclude la sua risposta così : « Vi sono, qui da noi, colossali e taciti aggruppamenti particolaristici che vedrebbero, con somma gioia, lo sforzo concentrarsi in quell'un.ica direzione - che è forse la direzione della minor resistenza... L'Italia è forse il paese più monopolizzato del mondo - tutto imprigionato com'è in una fitta rete di privilegi artificiali, causa prima di spostamento generale e di deficiente gerarchia: e sono privilegi politici, economici, doganali, bancarii. Vi è anche il privilegio Biblioteca Gino Bianco

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