La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

; 82 LA CRITICA POLITI CA l'umanità. Il concetto di Mazzini, che assume alcuna volta un'intonazione poetica,' è di profonda verità, rispondendo ali' esigenza fondamentale dell'idealismo, che è di dar valore di concretezza all'universale, potenziando in esso invece che faine oppre·ssa la particolarità. Il principio dell'immanenza dello spirito alla storia, del divino ali' umano, che lo contempla e lo costruisce, il concetto idealistico del mondo come assoluta autocoscienza, sostiene solo posando su di tale concetto della nazione ; concetto che noi abbiamo ancora da svolgere nella sua interezza, onde questo punto in particolare potremo meglio intendere più innanzi. « Une nationalitè n' est pas une chose qui flotte au hasard dans le vide; isolée de tous ce qui n' est pas elle, vivant uniquement de sa vie et ne révelant de rien. Une nationalité est la force de tous1 appuyant une mission commune. Une nazionalité est une idée à développer l' existence avec un but reconnu. Or, une idée n' est pas seule dans le monde ; elle a sa source, ses liens, sa loi. Et cette source doit ètre nécessairement en dehors d'elle; cette loi pour qu'on ne puisse l'en-feindre, doit ètre obligatoire, générale, piacé au-dessus de tout atteinte, inviolable. Une nation est . une pensée qui marche sur la voi du monde; e' est un rang dans la hiérarchie humanitaire » (IV, 267 -8). RODOLFO MoRANDI POSTUMI DELL'AVENTINO . Si fa, ora, un gran discutere sull'Aventino. Ora I Francamente, la cosa • ci sembra di pessimo gusto. A che può servire ì L'Aventino è morto da un pezzo. Il periodo culminante della crisi che doveva condurlo alla morte fu dal dicembre 1904 al febbraio 1905. Allora si poteva fare qualche cosa per sa[.. vario o per lo meno per impedire che morisse inonoratamente. E noi ricordiamo di essere intervenuti. Nettamente, sinceramente, senza mezzi termini e senza falsi riguardi. Ebbene: ci fu gridata la· croce addosso I Anche tra gli amici. Quasi quasi fummo accusati di volere rendere gratuiti servigi ai nostri avlJersari. E in!Jece, non solo sapevamo ciò che dice1>amo,ma sapevamo pure, molto bene, dove vole1'amo arrivare. Le nostre idee erano chiare. Coloro che oggi riprendono la discussione sull'Aventino per arrivare alle constatazioni che noi facevamo esattamente un anno addietro, hanno il torto, e col torto anche la loro parte di responsabilità, di avere creduto o di aver lasciato credere, ciò che è lo ~esso, che si dovesse continuare ad aver fede nell'Aventino, di aver considerato l'Aventino come il sancta sanctorum dell'opposizione, di aver lasciato che la crisi dell' A'Ventino anzichè risolversi subito o colla guarigione o con una bella morte ( ci poteva, sì, essere per esso una bella morte che sarebbe stato un atto di vita) si risolvesse in una morte per consunzione. Per molti mesi essi hanno continualo a trastullarsi in inutili riunioni e in inutilissime discussioni. E hanno contribuito così a rendere più miserevole quella fine alla quale oramai , ., non c era pru scampo. E una verità doloro,a, ma è la verità. Bibli.oteca Gino Bianco '

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