La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

LA NAZIONE IN G. MAZZINI 77 marsi l'unità dilaniata. L'unità della politica con la morale, che da Kant a Hegel ritorna come il motivo costante del pensiero idealistico, si ha da intendere come l'unità del diritto e del dovere,. l'unità dell'essere e del dover essere; tale unità che esprima la fine di un assurdo divorzio tra il divino e l'umano e infonda, siccome lo spirito di Dio, una ragione nelle terrene cose. Sulla scala che unisce la terra al cielo si congiungono nel medesimo grado il dovere dell'Uomo e il diritto di Dio; e la nazione, di che è il positivo ordinamento lo stato, costituisce un grado di questa scala. Lo stato e la nazione non sono che entità distinte - come pure dopo Mazzini si potè concepire da qualche scrittore, dimostrando così di non aver inteso il vero significato del nuovo principio di nazionalità, ma come abbiamo detto, una realtà sola. Si deve por mente come il principio della nazionalità venga a determin~re tutto un nuovo concetto dello stato e come la teoria idealistica trovi per suo mezzo solamente la sua concreta dedu· • z1one. / Affermare il concetto di nazione col profondo e vasto significato con cui l'affermò Mazzini, vuol dire essere penetrato nell'intimo della concezione idealistica della vita e possederla signorilmente nei suoi sviluppi. Hegel non giunse a tanta sicura padronanza del pensiero eh~ pure in lui ebbe un così poderoso campione e il primo sistematore. Spettava a Mazzini dar vita a quella teoria dello stato che era stroncata crudamente nel sistema di Hegel, cume rubesto virgulto reciso in un. col crescer, e avvivare fuor dagli schemi che l'uccidevano l'etica dell'idealismo, predicandola come principio novatore sì della religione come della politica. Definire lo stato sopra il concetto di nazione, vuol dire anche risolvere in uno il problema dei rapporti fra gli stati; il che vedremo innanzi. La patria non è un aggregato, è un'associazione (D. V. 63). Il pen- , siero rivoluzionario, che s'arrestava ali' affermazione del diritto individuale e però ad una affermazione astratta e per sè erronea, non poteva attingere questa verità. Una tale concezione trae invero dal più profondo della dottrina idealistica. Ancora in Kant e in Fichte nel cui pensiero s'eran venuti maturando quei principi nuovi che logicamente eran da dedurre dalle rinnovate premesse metafisiche, il contrasto tra la concezione sociale e quella individuale, che la prima aveva da avanzare, dura vivo e stridente, lontano dall'essere risoluto. Solamente in Hegel troviamo una ·prima deduzione che si ~ompie interamente sul terreno delle nuove verità acquisite al pensiero ~ ma questa prima formulazione della nuova dottrina non è intera e coerente. Sembra, nella sua fredda elaborazione scientifica, lontana dall'essere vissuta dal filosofo e intesa nell'intimo,, suo vero, rimanersi discosta dalla vita, per Biblioteca ino ·Bianco·

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