La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

76 LA CRITICA POLITICA dida e sicura definizione. Così parla Mazzini sempre di Nazione, perchè in tale termine s'esprime tutto un nuovo svolgimento della dottrina dello stato. « La nazionalità, come noi l'intendiamo » , - è la Nazionalità dei Popoli - egli scrive - che non fu mai, ma sarà », {SEI X, 126; cfr. VII, 342). « Questa nazionalità dei Popoli non ha fino ad ora mai esistito. Nel passato noi troviamo la Nazionalità soltanto come i re assoluti l'hanno concepita, come i trattati fra i governi l'hanno regolata. E quei re hanno avuto solamente di mira i loro propri interessi personali, non già quelli del popolo, che per essi non esistevano : quei trattati sono stati redatti da individui senza una missione, nell'oscurità dei gabinetti, senza il minimo intervento popolare, senza la minima ispirazione collettiva. Per i despoti la ~ azione era rappresentata dalla loro famiglia, dalla loro razza, dalla loro dinastia; loro costante scopo era l'ingrandimento proprio a spese altrui, l'invasione nel campo dei diritti degli altri ». (XXXIV, 40-41 ). Lo Stato, fuori del vero concetto di nazionalità è un'entità materiale, un agglomeramento di individui. Invano faticaron tanti filosofi a ricercarvi una ragione, un principio di vita ; Aristotile aveva esaurito già nella sua Politica la scienza dello stato. Ispirandosi al cristianesimo, che dannava lo stato con ogni istituzione terrena, fece sommaria ragione di questa scienza l'illuminismo di Francia, colla dottrina dei diritti individuali. Nella pagine dei fondatori di questa dottrina « il governo è un male inevitabile al quale soggiacciono a patto di rapirgli quanto più possano. Ridotto per essi a un dipresso agli uffici d'un agente di polizia e spogliato d'ogni vi1tù iniziatrice, esso ·non ha missione fuorchè d'impedire. Esiste a reprimere la violenza e il delitto, ad assic1;1rareper ogni individuo l'esercizio del diritto dagli assalti brutali che i vicini potrebbero muovergli; non ad altro» (XXXIV, 118). Si negava in tal modo lo stato, disconoscendo qualunque realtà che s'affermi sopra quella dell'individuo, sopra l'esistenza singolare dell'uomo. E si rinnegava la vita con questa negazione, si ripudiava ogni valore umano. Pure logicamente così doveva finire per dissolversi la dottrina antica, poggiante sopra fondamenta infracidite dal fiume della pre 1 dicazione cristiana, che una storia due volte millenaria vi aveva fatto scorrer sopra a consumare il dogma delle due nature. Come un /atto il greco fi.. losofo aveva assunto ali' esame la società, e come un fatto l'aveva studiata e definita. Egli formulò la dottrina di un essere che non aveva unità col dover essere ; e questo dover essere sorse come il suo implacabile nemico nella storia, e prese corpo in cento utopie. In una Dichiarazione dei diritti, culminò la lotta titanica nella quale cadde alfine annientato quell' essere tiranno dell'uomo. Dopo questa ruina solamente invero poteva afferBiblioteca Gino Bianco

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