La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

RIFORME E LIBERTÀ AVANTI LA RIVOLUZIONE FRANCESE 73 ========================================-=-=-=-=-===-==---_ _-_ -- -=- - ====== stato danneggiato dai loro pregiudizi, si commuove; sembrava che con essi cadesse l'ultima barriera all'arbitrio regio. Questa opposizione suscita meraviglia e indignazione in Voltaire. « Quasi tutta la Francia è in fermento, scrive ai suoi amici ; il subbuglio è grande in Provincia come a Parigi. Eppure l'editto non sembra contenga riforme utili ; abolire la venalità degli impieghi, rendere gratuita la giustizia, impedire ai litiganti di ,venire a rovinarsi a Parigi sin dai confini del Regno, mettere a carico del re le spese giudiziarie costituisce per il paese un gran beneficio. E d'altronde i Parlamenti non sono stati spesso barbari e oppressivi ? In fede mia ammiro i Velsci che prendono le difese di questi borghesi insolenti e indocili. Secondo me il re ha ragione, e poichè bisogna pur servire, io penso che sia preferibile essere sottoposto a un leone di buona razza, nato più forte di me, che a duecento topi miei pari ». E a mo' di scusa aggiunge : « Pensate che io debbo ap- · prezzare infinitamente la graziosa concessione fatta dal re a tutti i signori di pagar lui le spese dei loro tribunali » • Voltaire, rimasto assente da Parigi per molto tempo, credeva che lo spirito pubblico fosse rimasto immut~to ; ma non era così. I Francesi non si limitavano più a desiderare che i loro affari fossero trattati meglio; cominciavano_a vol~rli fare da se, e tutto faceva presentire che la imminente rivoluzione sarebbe avvenuta, non solo con-il consenso del popolo, ma ·per opera sua. Da questo momento la rivoluzione radicale, che doveva travolgere in una sola rovina il bene e il male dell'antico regime, divenne inevitabile. Un popolo così mal preparato ad agire da sè, non poteva iniziare una riforma generale senza travolgere tutto; un re assoluto sarebbe stato un novatore meno pericoloso. Quando osservo che questa rivoluzione, che ha distrutto tante istituzioni e tante idee contrarie alla libertà ne ha anche abolito tante altre di cui la libertà non può fare a meno, propendo a credere che, se l'avesse compiuta un despota ci avrebbe lasciato più adatti a divenire una nazione libera di quello che non ci abbia lasciati dopo essere stata fatta in nome della sovranità popolare e per opera del popolo, Per ben comprendere la storia della nostra rivoluzione non bisogna mai dimenticare le osservazioni precedenti. Quando nei francesi si risvegliò l'amore . della libertà essi •avevano già fatto proprie in materia di governo una serie di nozioni, che non solo non armonizzavano con le libere istituzioni, ma vi erano _ . nettamente contrarie. Come società ideale avevano concepito g·uella in cui vi fosse l'unica aristocrazia ·dei pubblici funzionari. e un'amministrazione unica e onnipotente, organo protettivo dei privati. Anche volendo esser liberi, non vollero dipartirsi da questa nozione, limitandosi a tentare di conciliarla con quella della libertà. Cercarono quindi di far coesistere l'accentramento amministrativo e un' assemblea legislativa occupante il primo posto, affidando alla burocrazia l' amministrazione e agli elettori il governo. . La nazione, come insieme,· ebbe tutti i diritti sovrani, e il cittadino singolo fu costretto entro la più rigida dipendenza ; alla nazione si chiesero l'esperienza e le virtù di un popolo libero, al cittadino le qualità del buon servitore. Biblioteca Gino Bianco

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