72 LA CRITICA POLITICA ---.=-:..===-=------_- _-_ -_-_-_-_-_-_-_ dottrine degli economisti sulla onnipotenza dello Stato e sui diritti suoi illimitati, molte di quelle teorie politiche, che hanno maggiormente spaventato ai nostri giorni i Francesi e che nai crediamo nate or ora ; la comunione dei beni, il diritto al lavoro, la eguaglianza assoluta, l'uniformità in tutto, la regolarità mec... canica nei movimenti degli individui, la tirannia dei regolamenti e l'assorbimento completo della personalità dei cittadini nel corpo sociale. « Nulla nella società apparterrà individualmente o in proprietà ad alcuno » dice il primo articolo di questo Codice. « La proprietà è degna di disprezzo, e chi tenterà di ristabilirla sarà imprigionato a vita, come pazzo furioso e come nemico dell'umanità. Ogni cittadino sarà alimentato e occupato a spese pubbliche » prescrive l'articolo secondo. « Tutti i prodotti saranno riuniti nei magazzini pubblici per essere distribuiti a tutti i cittadini e servire ai loro bisogni. Le città saranno costruite secondo uno stesso piano, e tutti gli edifizi di uso privato saranno simili. A cinque anni i fanciulli saranno tolti alla famiglia ed allevati insieme a spese dello Stato, in modo uniforme » • Questo libro pare scritto ieri, e ha cento anni: venne pubblicato nel J 755 nel tempo in cui Quesnay fondava la sua scuola, tanto è vero che l'accentramento politico e il sociaismo sono i frutti di uno stesso terreno : fra l'uno è l'altro vi è il medesimo rapporto che corre tra un frutto selvatico e un frutto ortivo. Fra tutti i loro contemporanei gli economisti sono quelli che più si accordano con la mentalità odierna: la loro passione per l'eguaglianza è così pronunciata e il loro amore per la libertà così inc~rto che essi sembrano quasi nostri contemporanei. Quando leggo i discorsi e gli scritti degli uomini che hanno fatto la Rivoluzione, io mi sento trasportato in un luogo e in un ambiente che non cenosco; ma quando leggo i libri degli economisti, mi sembra di aver vissuto insieme a loro e di averci parlato poco prima. · Verso il 1750 la intiera nazione non si sarebbe mostrata più esigente degli economisti in fatto di libertà: perdendone l'uso ne aveva perduto l'amore e l'idea. La nazione voleva riforme non diritti, e, se allora si fosse trovato sul trono un principe del tipo del grande Federico, questi avrebbe potuto compjere nella società e nel governo parecchi dei più grandi cambiamenti operati dalla rivoluzione, non solo conservando la corona ma accrescendo il suo potere. Si assicura che uno dei più abili ministri di ·Luigi XV, de Machault, intravide questo piano e lo suggerì al suo re ; ma cose simili non si consigliano : non si è capaci di compierle, se non si è capaci di concepirle. Venti anni dopo la situazione era cambiata : l'immagine della libertà politica si era presentata allo spirito dei Francesi e diveniva per loro ogni giorno più attraente. Molti segni lo indicano : le provincie cominciano a concepire il desiderio di tornare ad amministrarsi da sè ; l'idea che tutto il popolo ha il di... ritto di partecipare al suo governo penetra negli spiriti e se ne impadronisce ;- il ricorso degli antichi Stati generali si ravviva ; la nazione che odia la sua storia ricorda con piacere solo questo. La cqrrente nuova trascina gli stessi economisti e li costringe a deformare il loro sistema unitario con qualche istituzione libera. Quando nel 1771 i Parlamenti sono distrutti, quello stessopubblico che era Biblioteca Girio Bianc1 0
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