70 LA CRITICA P0LITICA --------------- -_-~==--- -_-- - -- =-=-======:: Lo stesso Turgot, che tutti supera per grandezza e per genialità, non ha in maggior favore la libertà; e si volge a favorirla solo molto tardi, quando il sentimento popolare glielo suggerisce. Per lui come per la maggior parte degli economisti, la prima garanzia politica è l'istruzione pubblica impartita daUo Stato secondo determinate tendenze e determinati procedimenti. La fiducia, che egli ripone in questa specie di medicina, chiamata da un contemporaneo il meccanismo di una educazione conforme ai principii, è illimitata. « lo oso garantirvi, o Maestà, dice in un memoriale in cui espone al re un piano di questo genere, che in un decennio la Vostra nazione sarà divenuta irriconoscibile ; e che essa sarà al disopra di ogni altra per cultura illuminata, per buoni costumi, per avveduto zelo posto al servizio del trono e della patria. I fanciulli che hanno ora dieci anni, saranno uomini preparati per lo Stato, affezionati a loro paese, sot- ' tomessi non per timore ma per la forza della ragione alla autorità, pronti a soccorrere i concittadini, abituati a rispettare la giustizia ». La libertà politica era stata distrutta in Francia da tanto tempo che si era finito col dimenticare i suoi modi di essere e i supi risultati: anzi, i resti informi che ne rimanevano e gli istituti che sembravano fatti per supplirla, la rendevano sospetta e legittimavano quasi la sfiducia in essa. La maggior parte delle assemblee degli stati che ancora esistevano, insiéme alle forme antiquate conservavano uno spirito medioevale, e intralciavano il progresso sociale invece di favorirlo ; i parlamenti, incaricati delle funzioni politiche, non potevano impedire il male che il governo faceva, e spesso impedivano il bene che ~vrebbe potuto fare. Sembrava inconcepibile agli economisti compiere la rivoluzione, che essi immaginano, a mezzo di questi vecchi strumenti ; e l'idea di affidare la realizzazione dei loro piani alla nazione stessa, divenuta padrona di sè, garbava loro molto poco, perchè ritenevano ben difficile fare adottare da tutto un popolo un complesso di riforme vaste sistematicamente legate le une alle altre ; era naturale che ritenessero più opportuno e più facile avvalersi a questo fine dell'amministrazione • regia. Questo nuovo potere non ha origini medioevali, e non ne porta l'impronta; in mezzo ai suoi errori gli economisti finisconoper trovarvi i lati buoni. Anch'esso è inclinato naturalmente verso l'uguaglianza delle condizioni e l'uniformità delle regole ; quanto essi, odia gli antichi poteri nati dalla feudalità e proclivi all'aristocrazia. Nel resto di Europa si cercherebbe invano un organismo governativo così complesso e così forte : ed è per loro una circostanza fortunata l'averlo a portata di mano in Francia ; se fosse stato di moda fin da allora fare intervenire ad ogni incontro la Provvidenza, l'avrebbero chiamata una circostanza provvidenziale. « La situazione della Francia, dice Letronne, è migliore di quella inglese~ perchè in Francia si possono compiere in' un momento riforme che cambino la faccia a tutta la nazione, mentre in Inghilterra riforme simili possono essere intralciate da mille parti » • Non occorre quindi distruggere questo potere : basta convertirlo. « Bisogna che lo Stato governi secondo le regole dell'ordine essenziale, e quando è così è necessario che esso sia onnipotente » dice Mercier de la R-iviére. E un altro Biblioteca Gino Bianco
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