La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

RIFORME E LIBERTÀ AVANTI LA RIVOLUZIONE FRANCESE 69 ginazione, gli altri hanno qualche volta indicato ciò che v'era da fare. Tutte le istituzioni che la Rivoluzione doveva abolire senza speranza di resurrezione hanno formato oggetto delle loro critiche, e nessuna ha trovato grazia presso di loro : tutte quelle che possono essere considerate opera propria della rivoluzione, sono state da essi ard~ntemente preconizzate ; a mala pena se ne potrebbe citare una sola che non abbia il suo preannuncio in qualcuno dei loro scritti, e in questi si trova tutto ciò che di più sostanziale vi è stato in essa. Nei loro scritti inoltre si ritrova quel carattere rivoluzionario e democratico, che noi già conosciamo : non solo essi odiano i privilegii ma la diversità stessa : adorerebbero l'uguaglianza anche nella servitù. Ciò che l'imbarazza nei loro progetti, è degno di essere spezzato. I contratti ispirano loro scarso rispetto, e i di.. ritti privati per essi non meritano alcun riguardo, o meglio, per loro non vi sonopiù diritti privati ma solo un'utilità pubblica. Malgrado ciò sono uomini dai costumi pacifici, gente dabbene, magistrati onesti, amministratori abili, sono trascinati dall'intimo spirito della loro opera. Per gli economisti il passato è oggetto di un disprezzo illimitato. « La nazione è da secoli governata da principi sbagliati ; sembra che tutto sia il prodotto del caso» dice Letronne. Partendo da questo presupposto essi si mettono ali' opera; non c'è istituzione così antica e così profondamente radicata nella nostra storia, di cui non chiedano l'abolizione, per poco che riesca loro incomoda e turbi la simmetria dei loro piani; uno di loro propone di annullare tutte le antiche divisioni territoriali e di cambiare i nomi delle provincie quarant'anni prima che l'Assemblea costituente lo deliberi. Essi hanno già concepito tutte le riforme sociali e amministTativedella Rivoluzione, prima che l'idea della libertà si sia affacciata al loro spirito. Sono fa.. vorevoli al libero scambio, al lasciar /are lasciar passare nel commercio e nell'industria, ma alle libertà politiche vere e proprie non pensan affatto, e se la idea si pres~nti loro, dapprima la respingono. La maggior parte di essi si mostrano ostili alle assemblee legislative, ai poteri locali e in genere a tutti i contrappesi che nei vari paesi liberi son~ stati istituiti per bilanciare il potere centrale. « Il sistema dei contrappesi, dice Quesnay, è un'idea funesta nel governo » • E un amico di Quesnay aggiunge : « Sono chimeriche le speculazioni sul sistema dei contrappesi » • La sola garanzia contro l'abuso del potere centrale è per loro nella educazione pubblica, giacchè dice Quesnay, « il .dispotismo è impossibile se la nazione è illuminata ». « Colpiti dai mali determinati dagli abusi di autorità dice un altro discepolo di Quesnay, gli uomini hanno inventato mille rimedi totalmente inutili e hanno trascurato il solo veramente efficace, che è dato dall'insegnamento pub.. blico generale e continuo della giustizia e dell'ordine naturale ». Con questi giuochi di parole egli intende supplire a tutte le garanzie politiche. Letronne, che deplora così amaramente l'abbandono in cui il governo lascia le campagne, e che ce le mostra prive di strade di industria e di cultura, non pensa per nulla che i loro affari ~ andrebbero molto meglio se si incaricassero gli abitanti stessi di provvédervi. Biblioteca ·Gino Bianco I

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