La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

50 LA CRITICA POLITICA ===============-===---=========-=======---------------- _-- dovevano essere ridotti. Di questa uniformità e unilateralità di visione il marxismo, in quanto ha costituito per mezzo secolo la base teorica di tutte le rivendicazioni del lavoro, porta gran parte della responsabilità. Marx vide la fabbrica : non tenne conto della campagna. Le leggi che, secondo lui, gove1nano lo sviluppo capitalistico nella industria, operano nello stesso modo nell'agricoltura? Egli non si occupò di saperlo, ma per i marxisti ciò è fuori discussione. Tra i tanti interpreti e glossatori del marxismo, colui che dopo l'Engels, gode maggior credito - il Kautsky - si dedicò di proposito a questa speciale fatica : applicare strettamente ali' agricoltura la tesi del marxismo sul capitalismo industriale. Ne risulta, naturalmente, un quadro arbitrario, in assoluto contrasto colla realtà. E insieme, una ostinata pretesa di far camminare la realtà sulla strada tracciata dalla teoria. Ciò che è vero per l'operaio della fabbrica deve esserlo pure, esattamente, allo stesso modo, per l'operaio della campagna. Di qui una serie di errori tattici che i partiti socialisti stanno tutti, dove più dove meno, amaramente scontando. In Russia il bolscevismo ha dovuto modificare sostanzialmente le sue tesi agrarie ; tuttavia le discussioni e i contrasti a cui tali modifiche hanno dato luogo fra socialisti russi e la preoccupazione, in quella parte di essi che fu favorevole alle modificazioni, di giustificarle come necessari deviamenti che non contrastano al fine, dicono quale ostacolo l' attaccamento teorico al marxismo stia per rappresentare al movimento sociale con- ' temporaneo, anche là dove la via è libera. E questo, del resto, il destino di tutte le dottrine che hanno raggiunto una grande popolarità e diffusione: a un certo momento incominciano a diventare statiche. Nelle preoccupazioni per l'ingresso dei rurali nella vita pubblica v'è molto spirito. di conservazione. Non importa che si manifestino proprio tra coloro che si proclamano liberali, progressisti e rivoluzionari. Troppe volte in politica i nomi non corrispondono affatto alla realtà. Perchè i rurali potessero rappresentare per la società un pericolo di arretramento verso forme e ideali di vita meno civili, meno elevati, bisognerebbe che essi fossero oggi quel che furono nel passato: una massa bruta, senza aspirazioni, senza ideali, destinata per ciò a servire come strumento del predominio di un uomo o di una casta. Vandea è reazione, la quale fu possibile solo in condizioni di abbrutimento materiale e spirituale. Allora è facile ai potenti e agli ambiziosi farsi forti della ignoranza e della superstizione delle masse, eccitandone a proprio profitto gl'istinti e il fanatismo religioso. Oggi, nei riguardi dei rurali, la situazione si presenta esattamente rovesciata : da strumenti· passivi della politica altrui questi stanno diventando, dove non sono già divenuti, elementi attivi di una politica propria. Sono essi, cioè, che costituiscono il termine di spostamento tra il passato e l' avBiblioteca Gino Bianco

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