La Critica politica - anno VI - n. 2 - febbraio 1926

FIGURE DEL SECOLO: LENIN 65 E ripropone sempre con ostinatezza eroica il problema rivoluzionario nel modo vero. Vale a dire in modo integrale, come affermazione autonoma del proletariato che rifiuta concessione e conquista col sacrificio i propri diritti. V. -· Con questa preparazione Lenin affronta nel 1917 il momento decisivo. È in questo anno che egli mostra di che sieno capaci le sue possibilità di rapo rivoluzionario. Ai primi sentori egli torna immediatamente in patria per trovarsi al suo posto. La prima rivoluzione in Russia fu fatta per motivi noti. La guerra apportando la fame ed altro e non essendo sostenuta da nessuna simpatia popolare scrollò il regime czarista. Il crollo sorprese i socialisti rivoluzionarii. Essi si trovarono in mezzo ali' uragano senza sapere intuire le cause che lo avevano prodotto, senza aver chiara la visione del momento e perciò senza possedere la capacità di una azione sufficiente a sanzionare il crollo e indirizzare la vita russa in vie nuove. Simile confusionismo trovò in Kerensky l'uomo significativo ed espressivo. La sintesi dello stato di animo del partito obbligato dagli eventi a stare al timone e intanto incapace di tenerlo rigorosamente. La rivoluzione fu sopsatutto un atto di ostilità contro la g~erra. Kerensky ·voleva intanto continuarla. La situazione richiedeva al potere una classe dirigente che avocasse a sè la responsabilità di dirigere lo Stato. Kerensky si perdeva nel parlamentarismo. Così si andò incontro alla disfatta. La mancanza di soluzioni de~Ìse ·che soddisfacessero gli stati d'animo collettivi generarono la sfiducia e il maléontento. Lenin in un primo tempo, aspetta. Vede quale è la situazione generale. Vedendola sa che essa gli è sfavorevole. Ma non dispera, Conosce a perfezione le folle. Conosce ancora come esse sieno capaci di passare da un polo ali' opposto qua~do subentra la delusione. ~ Attende, dunque, la delusione affilando le armi. Con l'occhio sempre vigile guarda come il potere logori gli avve~sari e li comprometta dinanzi ali' opinione pubblica. Finchè viene il momento. In mezzo al marasma generale, al panico collettivo vi è una sola volontà che sa quello che vuole. La sua. Vi è solo una esigua falange decisa, disciplinata e fanatica. I bolscevichi. Allora il movimento si inizia. Corrono le parole d'ordine. La figura di Lenin per la sola opera compiuta in quelle poche giornate appare semplicemente gigantesca. Bisognava interessare tutte le c;assi al movimento. Dare un mito alle masse buono per condurle all'azione. E niente discussioni, tergiversazioni. Idee chiare, semplici, fatte ad esser comprese dagli umili. Il realismo leninista in tali frangenti dimostra e sviluppa le sue possibilità con un moto sconvolgente. Con la formola « la terra ai contadini, l'officina agli operai » egli supera e concilia per le necessità del momento I'eterno contrasto fra città e campagna. Gli operai formano i quadri del bolscevismo. Sono gli elementi più capaci poichè nella fabbrica hanno imparato a considerar la vita con occhi nuovi. Saranno i gruppi d'assalto, le minoranze che risolveranno la situazione. I contadini sono conservat9ri per temperamento. Egli li interessa al movimento sfruttando proprio questo conservatorismo. Promette la terra. Nelle campagne questa promessa tocca una speranza da lungo tenuta nell'animo e perciò considerata chimerica. Onde la realizzazione della chimera fa svolgere il cambiamento in un ambiente di russianismo commovente. Il cuore delle Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==