58 LA CRITICA POLITICA ·-------- --=========-=--=---- _ _-_:::-~---_-_- _- _- _-_-_ -_- che determinava i movimenti elettorali, che spingeva plebi e signori ad ornarsi pel momento di una od altra veste politica. Cessata poi forzatamente· ogni lotta, le vecchie camarille apolitiche non hanno ora bisogno nemmeno di un po' di moto, per assicurarsi lo sfruttamento pacifico ed incontrastato del loro possesso. Le amministrazioni fiorite nell'ultimo ventennio non hanno dato miglior prova delle precedenti, sebbene le nostre cittadine si siano ripulite ed abbellite. Quelle a colore democratico accettarono ad occhi chiusi la dittatura degli esponenti giolittiani, liete di veder soddisfatta al massimo la sete di favori, protezioni, concessioni, esenzioni ed illegalismi d'ogni sorta : inquesto unico campo si esplicò l'opera del governo, bisognose di assicurarsi il dominio. Quelle socialiste, sebbene rette da amministratori più integri,. furono, nel disordine del dopo-guerra, troppo proclivi a spese disordinate in lavori di pubblico interesse, suscitando, com'è naturale, i più accesi sospetti negli altri ceti. Ma anche fra queste il governo riusciva a spingere la mano, giungeva a salvare interessi particolaristici, a imporre, almeno in parte, creature sue. La parentesi nittiana fu presto scavalcata e sommersa. Oggi il governo, padrone assoluto dei Comuni e libero, come afferma, da preoccupazioni elettoralistiche, può parere che abbia mano libera per il rinascimento delle finanze comunali. Ma nessuno sa se questo compito dr risanare i nostri bilanci voglia o no addossarselo : certo è però che, dato e non concesso che lo possa, il problema della nostra vita comunale sarebbe tutt' altro che risolto. Risanamento di bilanci non· è abbandono di compiti specifici alla vita comunale, di soddisfacimento a bisogni ormai da tutti sentiti, ma piuttosto è problema di riforma tributaria e di revisione dei compiti dello Stato. « Toglieteci la ricchezza mobile per un certo numero di anni. Ecco una vera rivoluzione ! » diceva poco fa Giustino Fortunato. D'accordo. Ma anche il problema economico va ricondotto dal centro alla periferia. Se i Comuni, per vivere, aspettano cha ai governi centrali piaccia di alleviar la mano su di loro, aspetteranno dell'altro. Sarebbe ingenuo che il centralismo burocratico, che preme dove più dove meno in gran parte del mondo, sia frutto di necessità organizzative, di interessi sempre più vasti e di deprimenti relitti psicologici e culturali tali che la lotta non può essere che aspra. V ero è che, tra vivere e morire, i Comuni non hanno da scegliere. Insomma anche il problema economico non è che un aspetto di quello politico. Quanto a questo ultimo, noi insistiamo nella nostra concezione che, nello Stato moderno, la funzione politica del governo non può, impigliandosi nell'amministrazione dei Comuni, che corrompersi, abbandonare cioè i suoi compiti specifici, e corrompere, impedire cioè altrui i propri compiti Biblioteca Gino Bianco
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