La Critica politica - anno VI - n. 1 - gennaio 1926

6 CRITICA POLITICA - --· -------=--=--=--=--------=-=-==-=-==-====================--=========== mendo dovere che essi ignoravano. Hanno appreso, in pochi anni, quello che non avrebbero forse appreso attraverso il corso di moltissimi anni. Oggi sono altri uomini. Cioè incominciano a essere uomini. Le conseguenze di questa presa di contatto con la realtà non possono, naturalmente, essere immediate. Ma nelle campagne una coscienza nuova è in formazione rapida: confusa ancora e timida nei larghi sfrati inferiori è già negli strati medi ad un grado di sviluppo che la rende abbastanza visibile, possiamo trovarla decisa e quasi aggressiva negli strati alti nei quali, però, molto spesso il senso dei propri interessi è sopraffatto da quello di classe. Ci riferiamot in modo particolare all'Italia. Ovunque, in Europa, l'ingresso dei rurali nella vita politica ha avuto già ripercussioni molto sensibili. Non parliamo della Russia dove l'elemento rurale - dopo aver contribuito allo sfacelo dell'Impero e reso possibile, col suo contegno al fronte della guerra, il successo della rivoluzione - ha avuto e continua ad avere ragione sulla politica economica del bolscevismo. La costituzione e le condizioni particolari dello Stato dei Soviets fanno sì che . i rurali non possano costituirvi, oggi come oggi, un elemento politicamente attivo; tuttavia costituiscono per il governo soviettistico una preoccupazione continua e gravissima, per cui tutta la sua azione politica econonomica e sociale ne resta influenzata. In Bulgaria invece, con Stambuliski, i contadini salgono d'un tratto al primo piano sulla scena politica e per quattro anni dominano lo S~ato: i ceti militari e conservatori prepareranno ed effettueranno una reazione ten·ibile ; comunque la ripresa sarà dei rurali, inevitabilmente. In Jugoslavia il partito dei contadini croati di Radic ha impersonato tutta la lotta politica e le sorti del regno sono legate alle ulteriori vicende di quel partito. Pure negli altri Stati balcanici, compresi quelli formatisi sui detriti del cessato impero d'Austria, i rurali sono politicamente organizzati su larghe basi e tengono un ruolo di prima fila. Nei paesi dell'Europa centrale e occidentale i rurali sono entrati, invece, nella vita politica senza grande rumore e come tali occupano un ruolo di secondo ordine : avendo trovato formazioni e tradizioni politiche saldamente costituite hanno preferito, in genere, inserirsi in esse. Hanno, però, costituito in margine alle formazioni tradizionali le loro associazioni particolari di tutela e di difesa politica. In Francia nelle competizioni elettorali hanno fatto sentire e valere il peso dei loro voti e delle loro richieste. In Germania - dove la te"ndenza a spostare il centro di gravità dalla città alla campagna è assai forte e si è manifestata oltre che nella propaganda scritta, in infiniti tentativi di colonie agricole di ex-operai, di ex combattenti e persino di ex-comunisti - i ceti agrari hanno preso politicamente un considerevole vigore. Lo si è visto nelle elezioni per il Reichstag nel Biblioteca Gino Bianco

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