La Critica politica - anno VI - n. 1 - gennaio 1926

. ' L'INGRESSO DEI RURALI 5 -===============-=========-====~=====- -- - - - ---- -·--==--:-:==--====::==.;:::===:::- -- - - -- Si tratta di un fenomeno quasi generale, successivo alla guerra. Prima i rurali c'erano, ma non contavano o contavano poco. Mancavano di una coscienza, di una volontà politica propria. Costituivano una grande forza, ma una forza grezza, servile, dominata, mai dominatrice. Cosa ora i rurali vogliano e possano diventare è difficile dire. Però si avverte che non è e non sarà più possibile, d'ora in avanti, non tenerne conto, e che nel giuoco delle forze potiti che la parte che essi sono destinati a rappresentare è una parte decisiva. Due, a parer mio, sono le cause che hanno sospinto i rurali a fare il loro ingresso nella vita politica. Ambedue le cause .sono connesse alla guerra per quanto non ne siano allo stesso modo dipendenti. La prima è nella valutazione diversa che l'agricoltura ha ottenuto nel1' economia generale degli Stati europei. Per tutto il secolo XIX fino ai nostri giorni ebbe corso e credito questa illusione : che industria-ricchezzaciviltà costituissero gli equivalenti di un unico termine. Ogni Stato vide nell'industria il massimo bene e il massimo scopo. Ciò senza riguardo a condizioni di natura e di ambiente, a maggiori o minori possibilità di vantaggio. Senz.a che nessuno sistematicamente ne facesse la teorizzazione si riprodusse, in termini rovèsciati, lo stesso e1Tore economico che i fisiocrati avevano commesso nel secolo precedente. Il grado di civiltà di ogni nazione e la sua forza economica vennero misurati in relazione al numero degli stabilimenti e degli operai che vi si· trovavano impiegati. I popoli ad economia pr~valentemente ed esclusivamente agraria se ne vergognarono considerandosi per ciò stesso condannati a perpetua inferiorità e a sicura decadenza. Quindi una preoccupazione ed uno sforzo costanti presso ciascun popolo a modificare coli' azione e coli' intervento diretto dello Stato tale situazione creando, artificialmente e con collettivo dispendio, a determinate industrie quelle condizioni di favore che mancavano. Una quantità considerevole di energie e di ricchezza venne sprecata a tale scopo. La guerra rivelò l' e1Tore commesso. Il problema dei rifornimenti di prodotti agricoli divenne per ogni Stato un problema essenziale, più importante di quello stesso della produzione dei mezzi bellici di offesa e di ,difesa. Le stesse nazioni prevalentemente agricole si accorsero che non produceva~o abba- .stanza per il loro consumo. ·I valori agricoli si rialzarono ovunque. Da quel momento l'agricoltura fu guardata con occhio diverso. La seconda ragione è nel fatto che la guerra, divenuta guerra dì grandi masse e imponendo per ciò la mobilitazione di tutte le forze valide esistenti in ogni nazione, ha posto i rurali per la pr.ima volta a contatto colla realtà nazionale ed internazionale. Milioni di uomini si videro trascinati fuor del loro campo e del loro villaggio, obbligati al compimento di un treBiblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==