La Critica politica - anno VI - n. 1 - gennaio 1926

... LA PATRIA: MONOGRAFIE REGIONALI - LA CAMPANIA 37 L'opera completa comprenderà 19 volumi, dei quali l'ultimo dedicato alle Colonie, e sarà certamente una di quelle che si vorrebbe possedere in ogni casa. Servirà ad ogni modo, perchè gl' italiani conoscano meglio l'Italia, e l'amino anche meglio, giacchè conoscere è amare. E nessun paese del mondo è così difficile a conoscere come il nostro, tanta e così importante è la sua ·storia, tante sono le sue glorie e le sue bellezze artistiche, varie da luogo a luogo, le attitudini, i costumi, le abitudini di vita, diverse e diseguali, le risorse agricole, industriali e commerciali. Da regione a regione tutto è diverso e tutto merita di essere conosciuto, apprezzato, ammirato. Bellissima Italia, che non si può amare veramente se non conoscendola - nelle sue bellezze ma anche nelle sue deficienze, nelle sue stesse miserie - e che pure è così difficile a studiare e a conoscere. Il patriottismo è una grande virtù: ma v'è un patriottismo fatto di rettorica e di esibizionismo, che è modo di fare piuttosto che di pensare, che non può giovare affatto alla patria, e v'è un patriottismo fatto di cose, di conoscenza e di riflessione, necessariamente più modesto e più preoccupato, ma senza nessun dubbio più utile, certamente più fattivo. Noi auguriamo al nostro paese molti patriotti della seconda maniera ! *** La Campania ha trovato il suo illustratore nel prof. Vincenzo Epifanio : dotto, accurato, preciso, le quasi trecento pagine che egli ha dedicato alla regione si leggono di un fiato e col più vivo interesse. V ero è che pure la règione trattata è tra le più interessanti e suggestive. Quando s'è detto Napoli s'è detto tutto. E Napoli con tutti i suoi dintorni, col suo Vesuvio, col suo mare, colle sue Isole forma, per le persone colte di ogni parte del mondo, tutta la Campania, la Campania ideale: Campania Jelix - dicevano gli antichi. Oggi si ripete che bisogna veder Napoli almena una volta prima di morire. Ma la Campania nota agli antichi e da essi esaltata non corrisponde esattamente, nemmeno nei luoghi più ammirati,. a quella moderna. E la Campania quale fu formata in realtà ai tempi nostri - e artificiosamente formata - è molto più vasta di quella a cui noi siamo abituati a riferirci ed è assai diversa nelle sue varie parti per suolo, per clima, per valore storico ed economico. L'antica Campania era evidentemente assai più piccola dell'attuale. Fino al principio dell'Impero Romano era la pianura ubertosa, irrigata dal basso corso del Volturno che aveva come centro Capua; ma già gli antichi vi avevano compreso le parti collinose circostanti e digradanti tra i due golfi di Gaeta e di Napoli, e particolarmente la regione vesuviana con tutta la vallata del Sarno, e quella dei Campi Flegrei colle isole vicine. Sotto l' impero di Augusto la riunione della Campania col Lazio in una sola regione fece si che il nome della Campania stessa a grado a grado si estendesse a tutta quella regione. Successivamente colla spartizione fatta dall'imperatore Adriano una parte notevole del Sannio, le città irpine e principalmente Benevento venivano comprese nella Campania. Dopo lo smembramento dell'Italia romana col nome Campania continuò a chiamarsi gran parte del Lazio, ed ivi col nome Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==