\ . 32 LA CRITICA POLITICA sforzo della costruzione non giunge a risultati solidi. La sua libe~tà è un aspetto di essa ; è la sola libertà dei cittadini di partecipare alla cosa pubblica; il suo mito la patria, una realtà terrena nemmeno intravvista lucidamente. Insomma al suo vigile senso moderno che gli fa comprendere la politica come opera organizzatrice e direttrice della prassi manca la· direzione ideale del mito corrispondente, la subordinazione ad una volontà superiore che si impone mediante la coscienza, il ·senso -della transitorietà umana rispetto alla eternità di Dio. Per q~esto resta moderno solo a metà e nell'epoca sua un incompreso appunto per tale maturità incipiente. Guardate invece Bruno. Come a Macchiavelli storico è sconosciuto il mito così a Bruno filosofo è ignoto il reale. Le sue speculazioni, le sue sintesi veramente ardite e precorritrici del moderno idealismo non si inseriscono nel farsi continuo della vita. Rimangono nei campi dell'astratto e sovente esse per potere assumere consistenza - dato che il tempo non offre elementi già elaborati - devono ricorrere alla lirica e alla fantasia. Dio, per questo, è riconosciuto da Bruno non nel perpetuo essere della Storia, nella · volontà di assoluto delle genti ma nella natura, in tutti gli elementi del creato resi ad unità dell'armonia derivante da tale presenza. Il mondo resta estraneo onde il Nolano pur avendo trovato in sè la forza di morire per le proprie idee, di essere uomo fra tanta corruzione, resta per la chiesa un avversario di cui si può facilmente avere ragione al pari di Macchiavelli che considerando le prassi trascura i m·oventi ideali limitandosi ad un anticlericalismo dovut~ ~ in fondo in fondo a ripicca personale. Siamo dunque a ·considerare un bilancio il cui passivo è grande per il nostro paese. Da un lato la civiltà cristiana perpetuandosi trasmigra è dà origine al mondo moderno, ali' epoca capitalistica, alle lotte tra parlamento e corona nelle quali l'autonomia di coscienza si trasforma in autonomia di governo, dona vita allo Stato inteso come sintesi ·in perpetuo rinnovantesi ·nel fenomeno « essere » di tutta una collettività. Dall'altro l'Italia rimane dopo piccole scosse ferma alle posizioni medioevali {posizione che nemmeno gli uomini più rappresentativi riescono totalmente a superare, come abbiamo visto) con ·· l'aggravante di un popolo ancora più fiacco e corrotto, veramente incapace di sollevarsi e far da sè la propria storia. VI. Gli effetti della Controriforma si p~ssono rilevare subito notando fatti di dominio generale. Il secentismo rivela nell'ampollosità della retorica il vuoto interiore. L'Arcadia, il bisogno di pace e di quiete dopo gli incubi delle persecuzioni. Le Accademie e il pedantismo un esaurimento spirituale senza rimedii e impotente financo a continuare la tradizione di quello che fu l'umanesimo in Italia, il naturalismo. Questi sono i toni della vita del tempo. La democrazia è lontana. La sua esigenza non si fa viva in alcun spirito, in nessuna classe. Le lotte fra Monarchia e Papato non assumono per questo valore di eresia. La · Chiesa di fronte ai vari Stati ama conservare sempre la propria superiorità. E. Biblioteca Gino Bianco
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