30 LA t!RITICA POLITICA IV. L'economia italiana esce dal medioevo ancora medioevale. Questo nostro popolo vecchio e sovraccarico di civiltà e di raffinatezza non sa creare le basi di una nuova vita. Esso è troppo stanco per potere avvertire gli stimoli della iniziativa, troppo corrotto per potere sentire la dignità della sofferenza rivendicandola. I comuni e le repubbliche marinare sono episodi che hanno fine in loro stessi e sono dovuti ad una circoscritta maturità. Non esprimono attraverso il loro essere una elaborazione dai limiti vasti, un giuoco di forze che vada ai di là dei confini. Si esauriscono nel loro medesimo campo. La funzione di importanza nazionale alla quale· inconsciamente essi forse adempiono sotto lo sguardo vigile della Chiesa è quella di impedire nei limiti def possibile le invasioni degli stranieri. Al di fuori di ciò ogni specifica influenza viene a mancare. La creazione di classi dirigenti, di un sentimento Pé:ltriotticonel popolo, ecc. non assume perciò valore generale,· non esercita inffuenza grande. Resta caso circoscritto avente segnato in questa caratteristica il proprio destino. Col tempo tutto sarà spazzato e livellato. Nei contrasti bisogna che un termine equivalga l'altro per potere sopravvivere. Così in queste condizioni - l'assenza di basi (intendi vita unitaria) per una vita economica moderna, la stanchezza e l' esaurimento popolarè - tutto naufraga e, ..come abbiamo detto, dall'umanesimo si passa al Rinascimento. Molti studiosi han considerato questo come la rivoluzione del popolo italiano. Errore. Nelle condizioni su esposte una rivoluzione avrebbe dovuto rovesciare lo stato di cose già descritto. Sostituire alla religione dell'oggetto la religione dello spirito. Chiamare il popolo alla iniziativa e alla lotta per un auto affermazione. Invece le caratteristiche di tale trapa$SOstanno nel trionfo del mondo dei sensi su quello dello spirito. E' lo scioglimento logico e inelluttabile di uno stato psicologico che oramai incapace di poter vivere una fede rimane attaccato, perciò, al mondo terreno, alla gretta materialità. Il mo- ~ vimento ha difatti il suo massimo prodotto nello sviluppo delle forze della individualità. Non pone in alto i valori della personalità. Crea, al contrario, il dualismo tra l'essere e il sembrare che sarà poi la deficienza predominante di tutta la vita ·italiana. Nel suo divenire così si accentuano l'indifferenza e l'amore per il quieto vivere, il culto della vita che celebra sè stessa come gioia pagana della carne. Semplici paralleli possono servire a testimoniare con evidenza i nostri asserti. l\.1entre altrove le genti si sollevano e sollevando, attraverso sofferenze e dolori, fanno la Ìoro storia, da noi regna il più giocondo ~ollazzo. A Firenze i partigiani di Gerolamo Savonarola predicanti una vita maggiormente semplice e austera vengono definiti Piagnoni. I risultati sono quindi niente, zero in senso moderno. Il Rinascimento non forma l'uomo dandogli coscienza e fede, non pone a base della vita la libertà e l'autonomia, non serve insomma .ad inquadrare nella modernità il popolo italiano. Si può dire anzi che esso si riassume e chiude l'epoca medioevale dopo averla sviluppata per intero. Anche nelle manifestaBiblioteca Gino Bianco .
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