La Critica politica - anno VI - n. 1 - gennaio 1926

28 LA CRITICA POLITICA degli studi e della cultura sono espressioni di questa rivolta dell'anima che non si appaga - e anzi rifugge - dalle follie mistiche, dai vaneggiamenti pseudoreligiosi di Caterina da Siena e Fra J acopone da Todi. Tramonta così con questo nuovo indirizzo dello spirito la fede nel mito della monarchia universale. Si fa strada non senza dolorose tragedie interiori il nuovo mondo che nella vita del passato si sforza di rintracciare gli elementi per una affermazione di concretismo, per una nuova intuizione dello spirito capace di inquadrare e rendere con organicità quanto nel fondo dell'essere chiede espressione. Nelle Accademie. nei ritrovi intellettuali, nei cenacoli si discute difatti su Aristotele e Platone. Si battaglia in pro dell'uno o dell'altro, si tenta persino - la loro conciliazione in una superiore visione. Giambattista Pico e Marsilio Ficino - per fermare il discorso su due uomini fra i più rappresentativi - esprimono questa fase di ribellione nella quale la tradizione tenta nell'uno talvolta di accordarsi con le nuove esigenze e nell'altro sfocia in un platonismo evidente come ispirazione. Ma si domanda : quali gli sviluppi di questo momento iniziale? le conseguenze di esso ? Rispondendo a queste domande avremo dato sufficiente impostazione al problema. Se l'umanesimo rappresenta il fermento primo nel quale diversi stati d'animo confluiscono nel medesimo esplodere, i punti di arrivo sono diversi e la loro diversità è data da condizioni che ci sforzeremo di illustrare con chiarezza ed efficacia. Dopo la Roma pagana il cattolicismo rappresenta la particolare situazione data dalla inserzione della rivoluzione cristiana in collettività già corrotte ed esaurite. Questa CQrruzione e questo esaurimento non potevano evidentemente scomparire così su due piedi. Seguitarono ad esistére influenzando in modo enorme con la loro passività il movimento cristiano. Gli spjriti oramai fiacchi e incapaci avevano bisogno di verità rivelate, di dogmi, di proiezioni, oggettivazioni del mito della fede. Le collettività, stanche e spossate dal peso di .tanti secoli di guerra e civiltà, di chi pensasse ai fatti loro e le lasciasse in pace. Nacque così la Chiesa Cattolica banditrice di assoluti, asilo dalle porte aperte ai mansueti e agli sperduti, creatrìce di pastori per I' innumerevole gregge delle anime in pena. Si può dire ponendosi da alti osservatorii ideali che essa tra paganesimo e cristianesimo rappresenta una fase di elaborazione e di transizione contenente in sè elementi delle due parti. Ora 1'umanesimo - movimento non popolare, ma di classi ristrette -- deve necessariamente dare differenti frutti a seconda dei climi storici in cui esso viene trasportato. Accadde così che in paesi vergini, forti di grande !iserve interiori, con una economia avente in sè la possibilità di sviluppi immediati esso si svolge non per negare il divino ma per subordinare a questo i fermenti e gli scrupoli della coscienza inquieta chiamando le masse a partecipare a una vita autonoma mentre in un paese, come il nostro, trova la sua affermazione nel materialismo, nella · negazione sterile e vuota, ii:i una cerchia ristretta di persone. Le differenze fra Riforma e Rinascimento sono proprio quelle che passano fra i termini rii,oluzione e reazione. Biblioteca Gino Bianco

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