La Critica politica - anno VI - n. 1 - gennaio 1926

I ., LA RIFORMA DELLA LEGGE PROFESSIONALE FORENSE 23 -======================-=-=========== un contributo che non si può non quaJifi~are eccessivo.· Cercare di ridurlo sta bene, ma non bisogna credere che basti stabilire l'albo chiuso o l'obblìgo di un esame, per raggiungere lo scopo. Già, .prima di tutto, la laurea in legge serve di adito a molte carriere dello Stato ed anzi è solo in via ·di ripiego, quando cioè non è stato possibile superare un concorso in magistratura, o in prefettura; o nei vari Ministeri, che i bocciati si riversano nella· grande corrente della libera professione. E perciò, nonostante tutto, la piccola bqrghesia del Mezzogiorno continuerebbe a prendere la laurea inlegge, anche se fossero cresciute le diffìco!tà di entrare a far l'avvocato, e rimarrebbe il problema di questa disoccupazione intellettuale aggravato e non migliorato. Se anche il numero degli avvocati esercenti diminuisse, vi sarebbe pur sempre molta gente che da una laurea in legge dovrebbe cercare di trarre i mezzi di sussistenza e si adatterebbe a più umili mansioni. E ciò, sempre perchè in un paese come l'Italia del Mezzogiorno, particolarmente, la quale non offre vaste prospettive e adeguate possibilità per un'attività industriale o commerciale, il dedicarsi ali' avvocatura è per la piccola borghesia dei « galantuomini '> una vera necessità. Le tradizioni curialesche di Napoli sono in diretta relazione con la scarsa o limitata attività dei commerci che ivi è sempre stata. Giustamente perciò il progetto Rocco non ha accolto il sistema degli albi limitati al quale sono contrari molti autorevoli competenti in materia : ma la limitazione consistente negli esami da farsi a· Roma, invece che nelle singole sedi come attualmente, non sembra neppure da approvare. Si poteva e si doveva prescrivere che gli esami fossero più seriamente fatti, ma quel voler centralizzare tutto anche gli esami professionali, che si devono svolgere sotto gli occhi del go- · verno obbligando i candidati a sostenere spese di viaggio 1e di mantenimento . non appare nè utile nè necessario. Piuttosto sarebbe stato il caso di prescrivere una pratica effettiva di vari an~i presso gli ·studi più accreditati che potessero dare un serio affidamento; di dispo1Te sanzioni rigorose a carico di• chi manca alla probità professionale o abbassa 1' ufficio a spregevole mercato, .fornendo l'autorità giurisdizionale occorrente ai Consigli professionali. Il traffico dei clienti che, purtroppo, è in uso nei grandi .centri giudiziari, più che in relazione ali' aumentato numero degli avvocati è da ~ttribuirsi a quella decadenza di idealità e di nobiltà nell'esercizio della professione, che a sua volta è. conseguenza •di quella che abbiamo altra volta chiamato la crisi della giustizia. La libertà completa degli albi {salvo s'intende le norme e garenzie opportune) permettono_ il giuoco della concorrenza, facilitando ai migliori la possibilità di farsi strada per effetto del la propria attività e non per il fatto di avere conquistato un posto di avBiblioteca Gino Bianco

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