La Critica politica - anno VI - n. 1 - gennaio 1926

18 LA CRITICA POLITICA .Però alla tenacità de' Comuni corrisponde la civiltà, la libertà. Perchè quivi i Comuni sono antichi; resistettero ai Galli, ai Romani, ai feudatari laici ed ecclesiastici, all'impero, al papato, non furono nè commenda, nè appodiati, nè octroiati. La Chiesa, come vidimo, si dispose sugli ordini greci e romani e li propagò e conservò. Come le di lei Chiese plebane corrispondevano ai pagi, gli oratori prima, indi le parocchie, generalmente rispondevano ai vici~ tanto nei territori, come nell'interno delle città. Onde, mentre la popolazione media del Comune nella Toscana diventò di 7410, quella delle Parocchie vi rimase di 687, perchè la chiesa nel suo organismo non cedette alle pressioni _politiche, ma dispose il culto a misura dei bisogni delle popolazioni. E mentre la media popolazione dei Comuni bresciani è di 151 O persone, è solo di 1180 quella delle Parocchie, che scende poi a 947 nella Diocesi di Bergamo. Queste investigazioni palesano evidentemente alcuni ordini di idee che quì . accenniamo. 1). Che ove la politica non subordina l'amministrazione, ove prevale la natura e l'ordine storico, presso ogni popolo, ad ogni grado di civiltà, serbansi indipendenti, autonomi alcuni piccoli Comuni ( demi, vici, centene, mondi, townsh.ip). 2). Che ove un concorso di circostanze ingrossa soverchiamente un Comune, si formano nel suo seno suddivisioni onde provvedere meglio alle cose locali col concorso diretto del maggior numero (rioni, squadre, parocchie, phratrie, sestieri ed anche vici, contraae}. 3), Che per molti interessi collegati di piccoli vici limitrofi ed uniti geograficamente compongonsi federazioni primitive ( pagi, plebi, k.reisen, gau). 4). Che nei vici o Comuni elementari generalmente sono tutti elettori, che la proprietà territoriale è rapprese~tata anche se delle donne, dei minori, dei corpi morali, e che come nelle assemblee industriali per le cose puramente amministrative, ponno ammettersi le procure. 5). Che le elezioni del Presidente del Consiglio del potere esecutivo dei Comuni, è popolare ed annuale e che tutti gli ufficiali amministrativi, non escluso il sindaco, ponno toccare indennità commisurata al lavoro, 6). Che dove questi ufficiali annuali ed elettivi sono parecchi, purchè sia ben ripartito il lavoro,· si può prescindere dalla Giunta o Deputazione. 7). Che riesce agevole per tutti il ripartire i carichi o tributi militari e finanziari per contingenti ai Comuni grossi e ai Circoli dei piccoli. 8). Che non è pericolosa l'assoluta indipendenza amministrativa interna dei piccoli Comuni. V. - Nella costituzione amministrativa italiana derivante dalla legge 20 marzo 1865, è soverchiante spirito d'accentramento ; l'amministrazione è trascinata da opportunità politiche transitorie. A primo tratto vi si notano due essenziali difetti : l'eccesso di unificazione nei grandi Comuni ; la m~naccia ali' auto- . nomia dei piccini, alla massima parte degli antichi ed energici comuni alpestri. Nel Comune di V elio con 228 abitanti tutti partecipano ali' amministrazione, ed a quella si educano. A Napoli con mezzo milione di abitanti, la massima parte non sa d'amministrazione percbè gli ottanta eletti a formarvi il Consiglio Biblioteca Gino Bianco

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