La Critica politica - anno V - n. 8-9 - ago.-set. 1925

• • 350 LA CRITICA POLILICA sciorle ad ogni più conveniente occasione. E nella società attuale, data la sua stessa intima costituzione, tali accordi, è per noi fermo, non potrebbero sortire una diversa natura. L'unione doganale sarà un buonissimo strumento per assicurare la pace in Europa e nel mondo, ma occorre prima preoccuparsi delle condizioni che la possono rendere effettuabile, e non sono i governi attuali, di questo se ne avvede anche il Nitti, e nemmeno, diciamo noi, una dem~crazia borghese che possono aver interesse a costituirla ed a mantenerla. Sono altre le vie che menano alla pace. Il Nitti stesso sembra intravederle quando afferma nelle prime pagine del libro la convinzione " che solo una maggior partecipazione dei lavoratori alla vita dello Stato inizierà una vera politica· di pace ,,. " I lavoratori - egli dice poi - hanno in tutti i paesi una istintiva diffidenza della guerra: in definitiva sono essi che vi partecipano più largamente e che ne risentono sempre il danno. Sono essi che muoiono senza gloria e son costretti poi a vivere in più _grande miseria ,,. È proprio questo il punto intorno al quale gravita il problema della pace, che è anzitutto squisitamente sociale, di portata ben più vasta di quel che il Nitti non mostri di credere. Nè il socia ... lismo, nè la religione si son dimostrati, egli osserva, un· freno efficace alla guerra. Non ci intratteniamo sulla questione religiosa, perchè vi dovremmo dedicare un troppo lungo discorso. Il Nitti giudica con troppo ristretti criteri dei più grandi problemi della vita umana. Se questa osservazione d'altra parte si riferisce alla religione cristiana nelle sue diverse confessioni, non vediamo quale significato essa possa avere, poiché non è con l' ultima guerra, ma con una storl~ millenaria che il Cristianesimo ha dimostrato la sua imp~tenza ad affermare un dovere di solidarietà tra le nazioni. Quanto al socialismo, è certo che solo a patto di far tesoro d'una rude esperienza il movimento operaio potrà costituire realmente la più efficace garanzia per la pace. Oggi i socialisti s'affaticano sui testi per dimostrare ' che l' idea marxista non nega già, ma invece realizza nella sua più piena concretezza la nazione. Questo,. a certe condizioni e con qualche riserva, noi possiamo concedere, ma permane il fatto che la ottusa predicazione che loro si rimprovera fu da essi per più anni realmente praticata, per non aver inteso non solo i testi, ma pure i principi elen1entari della democrazia modero?, non riconoscendo che la Nazione è, come dice Mazzini, l'argine più sicuro al dispotismo dei po- · poli. Per predicare tanto astrattamente una comunione cosmopolitica dei lavoratori, i partiti ~ocialisti rinnegavano di fatto la vera solidarietà internazionale, perchè appunto non ne intendevano le sue forme concrete, e bene rileva il Nitti come le classi proletarie e i ceti operai, contribuendo ad acuire un artificioso antagonismo tra le nazioni, non sian rifugg_itee non rifuggano dai procedimenti del capitalismo, " anzi spesso abusano· assai più della protezione che non Io stesso capitalismo». Quando il movimento proletario di tutti _paesi, con una più larga visione della realtà, avrà preso maggior coscienza della propria missione, e avrà recato in atto collo schietto reggimento repubblicano la vera e reale democrazia, allora, ma non prima, sottentrerà alla guerra la associazione delle nazioni e cesserà d'essere utopia l' ideale della pace perpetua. La guerra ultima ha, contro tutte le apparenze, potentemente contribuito, più di quel che non avrebbero potuto fare molti decenni della vita prebellica, ad accelerare il processo iniziale di questa rivoluzione. Non è vero, per chi spinga lo sguardo un poco a fondo, che la guerra abbia abbassato il livello della civiltà in Europa (e già su quali criteri di misura fonda il Nitti una tale avvenBibliotecaGinoBianco

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