La Critica politica - anno V - n. 8-9 - ago.-set. 1925

342 J,A CRITICA POLITICA É lo stesso che domandarci quali siano le cause, le condizioni alle quali risponde tale organizzazione. Nel breve cenno che abbiamo testè dato della sua storia e della vita del suo fondatore può rinvenirsi il germe della risposta che stiamo per dare. Ma chi conosca il processo storico degli Stati Uniti di America t' ne abbia in qualche modo seguito gli avvenimenti in questo primo quarto del sec. XX gli sarà possibile darsi una spiegazione più conclusiva dei quesiti che abbiamo posti. Nella storia della Confederazione nord-americana si rilevano queste due grandi fasi: la prima, segnata da ampia libertà di migrazione permette l'entrata di stranieri nella repubblica, necessitando forze umane e capitali pe·r lo sfruttamento e la valorizzazione delle vaste ricchezze possedute; la seconda, caratterizzata da tendenze protettive e restrittive, si manifesta in una graduale limitazione della facoltà di accesso, essendo ritenuto s·aturo di forze di qualunque genere il mercato americano. Negri o bianchi, cattolici o protestante, ebrei o orientali, ricchi o poveri, l'America riceveva tutti e a chiunque pennetteva un posto al sole; ma al momento in cui sembra che i posti siano quasi tutti occupati ed urge la neces·sità di averne per gli elementi che a torto o a ragione se ne credono in diritto, scoppia il conflitto fra le forze interne. Completati i quadri della società, equipaggiate le armate sociali, ogni forza è costretta a prendere il posto di battaglia: prima fu lotta di conquista, di spartizione; oggi è lotta di supremazia, per il potere. In questa lotta qual' è la posizione dei veri americani? Il nepoti degli antichi puritani non si sentono più sicuri nella loro patria sotto tutti i riguardi: economicamente, politicamente, religiosamente. Siano essi industriali o operai, si trovano a lottare contro i nuovi venuti, più numerosi, agguerriti. appoggiati alle forze di altri paesi. Ne va di mezzo tutta la vita: la supremazia politica, la religione, il potere economico, la stessa sicurezza nazionale. Sì, la sicurezza nazionale; perchè anche gli americanizzati conservano sempre vincoli intimi con la loro patria di origine. Un fremito di sgomento li pervade se, scrutando il variopinto quadro demografico nazio- . nale misurano le energie attuali e latenti dei vari gruppi etnici e sociali. Da mezzo secolo a questa parte una invadenza continua di europei divora l'America, diffondendo la propria religione. Il cattolicismo è dappertutto: nelle scuole, nelle biblioteche, nei corpi politici, nella stampa: esso permea la vita a1nerieana, e tende a dominarla anche con mezzi quasi militari: si pensi all'attività dei Cavalieri di Colombo. Questi irlandesi, questi italiani, questi polacchi ve li trovate addosso in ogni punto, ogni momento, come una catena che va sempre più ingrossandosi a causa delle sue prolifiche maglie. Ricordate? Essi e gli europei tutti, allo scoppiare della grande guerra, accorsero a difendere i loro paesi e cercarono di tirar dalle loro parti gli Stati Uniti. Qual fiducia, qual sicurezza può porre l'America in questa gente? E quanti colpi non subisce cotidianamente la religione dei padri? Non vi è punto della Repubblica che non abbia una chiesa, un 'ospedale, una azienda che ricordi anche per decenni la presenza di miriadi di nuvole straniere nello stellato firmamento americano. Occorre salvare la -religione dal cattolicismo ; occorre tutelare la posizione dei figli di Washington, i quali sono ridotti ad una esigua minoranza anche a motivo di una permanente sterilità, ·di fronte ai nuovi europei, numerosi e prolifici. BibliotecaGino Bianco

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