La Critica politica - anno V - n. 8-9 - ago.-set. 1925

330 LA CRITICA POLITICA di agire contro i colpevoli », cioè contro < quelli che stanno per forza a casa nostra >. AII' infuori, dunque, della quasi immediata, espansiva confessione, di cui è oggi autorevole testi1none il solo Morpurgo, non consta che I'Oberdan, nè in giudizio, nè privatamente, abbia mai fatto altre ammissioni di avere egli in persona lanciato quella bomba micidiale. Era conforme al vero il discorso an1ichevole fatto in treno a pochi giorni dal fatto, oppure la recisa, rinnovata, assoluta negazione che, ripetesi, già condannato (ma non so se consapevole della condanna), oppose nella istruttoria del novembre? O l'Oberdan, nel parlare col Morpurgo ed il Picciola, si era lasciato andare ad una giovanile < vanter)a >, come mostra di credere il Salata, oppure, nella più tarda smentita davanti ai giudici, sicuro ormai della sua sorte fatale, non volle che a lui, reo confesso di alto tradimento, potesse imputarsi lo spargimento di una stilla di sangue cittadino. Di tutti gli altri fatti imputatigli egli accettava, con altera coscienza, ogni responsabilità. < Io ho confessato - egli dice in un interrogatorio ; ed è verissimo - tutto ciò che può solo nuocermi >. In Consiglio dei l\ilinistri, per due volte, si discusse della opportunità, fatta presente dal Luogotenente di Trieste, di commutare la pena all'Oberdan; la seconda volta, il 4 novembre 1882, Francesco Giuseppe in persona dichiara di avere chiesto anche al Ministro degli Esteri se l'eventuale esecuzione della condanna a morte dell'Oberdan potrebbe avere influenza sulle relazioni con l' Italia, < ed il Ministro degli Esteri gli ha risposto che al riguardo non ci sarebbe da temere la menoma influenza >. Commenta amaramente il Salata: < Quanta responsabilità di questa assicurazione, che ha avuto decisiva influenza, risale ad Agostino Depretis ed a Pasquale Stanislao Mancini? ». Terribile domanda; ma non ingiustificata, quando si pensi al contegno remissivo che quei due uomini politici tenevano verso l'ambasciatore d'Austria. Questo libro del Salata è indispensabile a chi voglia conoscere, non pure la storia luminosa del martirio di Oberdan, ma anche quella, tutt'altro che fulgida -per nazionale dignità, della politica estera dell'Italia in quegli anni che precedettero ed immediatamente seguirono l'olocausto del giovane triestino. Ed è, altres), una pittura, tanto più efficace quant'è più volutamente sobria, dell'ambiente degli emigrati dalle terre irredente e dei partiti estremi di quel tempo, che, anche per ragioni di politica interna, ne caldeggiavano, ahimè sovente con mezzi inadeguati, le aspirazioni. Ambiente, codesto, nel quale - come spesso avviene - chi grida più forte non è nè il più pronto all'azione nè il più fedele alla causa. Ho già fatto menzione delle due spie, le cui luride figure appariscono, alla luce di documenti inoppugnabili, nel volume del Salata. < Io sento - egli scrive - tutta la gravità dell'accusa che debbo elevare in pubblico contro due morti. Ma sono ·troppo precise le prove che ho innanzi Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==