La Critica politica - anno V - n. 8-9 - ago.-set. 1925

L'ASSURDO PROTEZIONISMOSIDERURGICO IN ITALIA 313 Dato che il lavoro richiesto per adempiere a questa condizione della tariffa doganale nella maggior parte dei casi verrebbe a costare di più del reale valore dei rottami di ferro importati, la conseguenza è che la piccola industria ferriera, la quale colla vecchia tariffa del 1887 era pareggiata alla grande nel trattamento doganale della sua materia prima (1), è stata ora completamente sacrificata e posta alla mercè delle grandi Ferri ere consorziate, dalle quali dipende per le sue provviste di materia prima e colle quali deve sostenere una concorrenza sempre più disastrosa per la vendita dei suoi prodotti nel mercato nazionale (2). I quintali 2.376.027 di rottami di ferro e di acciaio importati in Italia . durante il primo trimestre 1925 sono stati registrati nella statistica commerciale per un complessivo valore di lire 91.026.895, vale a dire per un valore medio di lire 38,35 per quintale. Questo dato è da ritenere per fare un calcolo approssimativo di quello, che costa effettivamente al paese il protezionismo siderurgico, in quanto esso permette al Consorzio delle grandi Ferri ere di fare artificialmente la carestia dei suoi prodotti sul mercato italiano. Non è qui possibile di procedere ad una analisi completa e 1ninuta quale sarebbe necessaria per esaminare ad uno ad uno i vari prodotti delle ferri ere ad acciaierie, in relazione coi dazi stabiliti per difenderle dalla concorrenza straniera. Ma basta ~mpiamente agli s~pi pratici di questo studio il fermare la nostra attenzione su alcuni casi di maggiore importanza, concernenti prodotti di più largo e comune consumo. La più semplice lavorazione della industria siderurgica moderna è quella che consiste nella trasformazione di rottami in lingotti di acciaio. Ora, tale semplicissima lavorazione è protetta in Italia col dazio sui < lingotti comuni di acciaio > di lire-oro 3 al quintale, più il coefficiente 0,5 di maggiorazione, cioè col dazio complessivo di lire-oro 4,50 per quintale. Al cambio di 500, è dunque un dazio di lire 22,50, che grava l' im-. portazione dall'estero degli acciai in lingotti comuni, e che il < Consor- (1) ·La vecchia tariffa distingueva tra le <scorie provenienti da fusione di minerali e da affinazione di metalli e prodotti metallici>, per cui accordava l'esenzione da dazi, e i <rottami, scaglie, limature, di ferro, ghisa e acciaio,, assoggettati al dazio di una lira al quintale, meno il dazio d'uscita pagato al paese di origine. Il dazio sulla < ghisa da affinazione e da fusione, in pani> era stabilito alla misura di una lira al quintale. (2) Si legga la protesta della <As_sociazione delle Piccole Ferriere Italiane> pubblicata da F. A. REPACI in < La Questione Doganale> 1923. Pubblicazione n. 2 del< Gruppo Libero-Scambista Italiano>. Le piècole fe~riere protestanti erano in numero di 64, rappresentanti una industria, la quale esercisce in Italia oltre 350 officine, che impiegano 10.000 operai, e provvedòno attrezzi semilavorati, che vengono poi portati a compimento in altre 300-400 officine fabbrili sparse nelle vallate del Bresciano, Veneto, Piemonte, Toscana ed occupanti oltre 12.000 famiglie. Biblioteca Gino Bianco -

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==