La Critica politica - anno V - n. 8-9 - ago.-set. 1925

310 LA CRITICA POLITICA di più. E c'è qui, senza dubbio, il giudizio su una situazione storicopolitica, guardata crudamente nelle sue inevitabili congiunzioni e nelle sue solidarietà indivisibili. Ma c'è anche, la propagazione, talvolta illusoriamente assolta, dell'esperienza giovanile praticata dal fascismo. E, inoltre, il senso, oscuro ancora ma però sempre più nitido, di questo. Che, per battere in breccia un vecchio, esperto e onesto mondo politico, fu necessaria una somma di individui, provvisti di istinti e di idee grossolani ma freschi. E che, a maggior ragione, per sperare efficacemente sulle nuove strutture, che costoro hanno alzato e che, per giunta, non paiono immediatamente caduche, occorre far leva su delle forze di natura somigliante. *· * * Posta questa divergenza, che travaglia le opposizioni prese nel loro complesso di partiti, organizzazioni, orientamenti d'opinione ecc. ecc. ma che, anche, ne elabora il contenuto e lo adegu_a alla realtà, si pone anche il quesito : come imporla? come ridurla? come anzi se è possibile utilizzarla ? _La prima cosa da fare è di dare il bando, senza quartiere, ai pe·rso- ·nali.smi comunque insorgenti o risorgenti : chi si attarda qui, non ha capito niente della serietà della questione. E poi discutere serenamente, sull'onesto proposito di trasferirsi, quanto più è possibile, nelle posizioni 1nentali dell'avversario. La discussione anche impersonalmente praticata, non può, però, portare a conclusioni definitive: perchè una disputa tutto può fare, fuorchè mutare i diversi presupposti, su cui i disputanti si rnuovono. E, alla fine, converrà pure che, su questi presupposti medesimi, si venga ad una decisione. Preparare e non inceppare questa de-. cisione: ecco il compito che, per primo e per ora, incombe ai dirigenti di quei movimenti di opposizione, che, essendo di formazione non nuova, mancano, da tempo, d~ un processo interno di selezione, autentico e reale. Essi debbono saper rinunciare ai privilegi che, certamente contro la loro volontà, la dittatura fascista conferisce alle loro situazioni. La immobilità, a c-ui tutta la nostra vita politica, di tutti i partiti, è condannata, deve essere, nei riguardi interni di essi, risolutamente spezzata. È questo lii primo atto di interiore libertà, ed è il preambolo necessario alla conquista, sia pur remota, della libertà esteriore. L'innovazione comincia così, come sempre, ab intus. Finchè questo non sarà .fatto, non si saprà neppure su quante forze si possa contare : fra i partiti organizzati che dovrebbero misurarle e le zone sociali a cui esse aderiscono, vi sarà un valico non colmato. Quando ciò sarà avvenuto, sapremo come il paese nei suoi strati vart e insondati, reagisca all'esperienza fascista in azione. E ne trarremo i possibili elementi di speranza, e le norme per in.dirizzare ,la speranza. N. MASSIMO FOVEL Biblioteca Gino Bianco

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