La Critica politica - anno V - n. 8-9 - ago.-set. 1925

306 LA CRITICA POLITICA Innanzi tutto una pregiudiziale: se non si crede ali' esistenza di queste nuove forze, non nasciture o neonate ma già viventi e crescenti, non si crede all'avvenire politico - la storia è un'altra cosa - delle opposizioni, e alla loro volontà di libertà. È un atto di fede necessario : finchè è contradditorio, illogico, e fors'anche esiziale, che, nella realizzazione politica, la vitalità più piena appartenga a coloro, da cui, per legge di natura, la vita si ritira. 1\1a è anche una deduzione, ed è anche un'esperienza. Gli anni del primo dopoguerra hanno visto una meravigliosa fioritura di forze politiche rinnovellate, a fondo e a orientamento democra-· tico, democratico, si intende, nel più lato senso della parola. Esse sono state stroncate sul crescere, compresse, in buona parte, magari anche disperse, ma esistono, e, quando si. allenti l'incubo totalitario, sono pronte a rifiorire. Lo stato di sonnolenza politica che il fascismo è riuscito a diffondere in tutti gli strati del paese, compresi quelli fascisti,. è veramente imponente. Bisogna riconoscere anche questo: che la vigilanza degli spiriti a tener desta, almeno in sè stessi, la fiamma della liberazione sperata, non è pari a quella che, per altra fede e con ben altra comodità di mezzi, i dominanti esercitano, quotidianamente, nella propria azione. Ma, nonostante ciò, i germogli novelli spuntano. Sono isol~ti, incoordinati, esitanti; spesso turbati dalle abilissime fantasmagorie programmatiche, che su tutte le direttive, il regime ·pone dinanzi alla loro mente ; ma spuntano, in fondo in fondo resistono, non dileguano, crescono. E il bisogno della novità si diffonde; d'una novità che sia,. in un certo senso, assoluta, come assoluta apparve certo, alla coscienza del primo fascismo, la sua novità; d'una novità, che ripudii o radicalmente trasformi il fascismo, ma che, nello stesso tempo, non si ricolleghi a ciò che esso ha scavalcato. La Confederazione Generale del Lavoro, bronzea fortezza di ogni democrazia operaia libera, è duramente battuta in breccia, nella sua vecchia compagine e nelle sue tradizioni, dalle nuove correnti comuniste e massimaliste. Essa resiste, ma chi non avverte ormai che, posta in campo aperto, francamente discussa e vagliata, la sua interna composizione po-· trebbe risultare molto diversa da quello che oggi è? Chi. non vede, che,. in campo aperto, liberata dalla pressione fascista e s_cioltasi dalla propria immobilità, essa vedrebbe delle folte masse, ringiovanite, affluirvi, e insieme, queste masse esprimere tendenze e uomini nuovi ? Alla loro volta il partito socialista e quello comunista rappresentano sopratutto~ contro il riformismo anziano e tradizionalista, l'apparire d'una nuova generazione socialista ai piedi di quello precedente. Dentro a questa stessa, del resto, qualche vago moto compare. Affiorano qua e là tentativi giovanili di innovamento, ~he si sostanziano in una coscienza più rivolta ai problemi politici che non a quelli, consueti nel riformismo,. della economia. Fra i repubblicani un moto di questo genere non si delinea : perchè, nel dopo guerra, essi si sono radicalmente ricostruiti da~ Biblioteca Gino Bianco

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