La Critica politica - anno V - n. 6-7 - giu.-lug. 1925

RECE-NSIONI 295 delle tavole grafiche e dei numerosi prospetti, ha dimostrato come opportuna sia stata da parte dell'Università Bocconi l'idea di una pubblicazione periodica, destinata a supplire nel campo della scienza alle deficienze della produzione degli editori, restii a pubblicare opere troppo costose o di limitata diffusione per il loro carattere. GAETANO MoscA: Teoria dei Governi e Governo Parlamentare. Milano, Società An. Istituto Editoriale Scientifico. - L. 25. L'opera, che si ripubblica ora per la seconda volta, è vecchia di quarant'anni. Non è invecchiata in quanto nella sua parte conclusiva incomincia a vivere ora e a fornire al fascismo gli argomenti migliori per la sua pratica di Governo. E tuttavia è proprio questa la parte che il suo autore ripudia. Mutato l'ambiente, mutate le condizioni morali e intellet-' tuali' in cui l'opera fu scritta e quindi anche la psicologia di chi la scris·se, l'autore vuole assegnare a questa parte un valore semplicemente documentario. E di fatti è tutta una critica del sistema parlamentare, una denuncia dei suoi difetti, dei suoi inconvenienti, dei suoi danni scritta molto prima che - coll'estendersi dei poteri e delle ingerenze dello Stato - questi si sviluppassero al punto da rendere possibile il fenomeno del fascismo. Che oggi di fronte a tale fenomeno il Mosca consideri il sistema parlamentare come un sistema al quale sia possibile ritornare, che cioè le sue opinioni sui difetti e sugli inconvenienti del parlamentarismo siano mutate, è certo importante. Non distrugge però la critica e non basta a riabilitare il sistema. Resta la prima parte, che è la parte teorica; quella che ha dato al Mosca fama tra gli studiosi e considerazione tra i politici (una considerazione tuttavia ~olto inferiore alla sua fama, tanto vero che per quanto arrivato qualche volta fino al Governo dovette sempre contentarsi delle posizioni meno elevate) e che costituisce, secondo l'autore, la parte diremo cosl vitale dell'opera: la teoria della < classe politica,. Che questa sia fondamentalmente vera, nessu'n dubbio. È sempre una minoranza quella che effettivamente governa, con tutti i governi e con qualsiasi sistema. Anche nella più larga democrazia gli uomini che esclusivamente o prevalentemente si occuperanno della condotta politica, che copriranno le pubbliche cariche, che provvederanno al disbrigo dei pubblici affari, saranno sempre in numero più o meno limitato. Sono le élites che· governano. Se ne dovrà per cib concludere che i governi migliori sono~quelli in cui questa _m_ inoranza Biblioteca.Gino Bianco di uomini che fanno la politica di governo è più ristretta, mèno suscettibile di mutamenti nelle persone che la compongono e negli interessi che rappresenta? Questo è il punto. Il Mosca ha creduto di poterlo sostenere. Adesso ne dubita, seriamente. È suo merito avere enunciato e illustrato, non già scoperto, la teoria della classe politica: è suo torto essere rimasto prigioniero delle conclusioni troppo affrettate alle quali si senU autorizzato fin dal primo momento e di avere, se non proprio ignorato, trascurato quasi di proposito nello studio delle forme politiche europee_ ed estraeuropee quelle di esse che non gli sembrarono troppo doversi accordare con la teoria. Le sue opere successive - pure per tanti lati pregievoli - peccano di questo grave difetto e le istituzioni di Svizzera e di America vi trovano scarsa o nessuna considerazione. Già intanto in questo suo primo lavoro aveva commesso l'errore di prendere tra i vari Stati proprio l'Italia a modello di sistema parlamentare, e si capisce come da quel momento - e cioè pure nel tempo in cui vi si accinse, quando la funzione parlamentare non era cosl decaduta - la critica dovesse riuscirgli assai facile. Importa invece che la élite che si occupa degli affari generali déllo Stato sia veramente élite; che essa si rinnovi con facilità; che le porte siano aperte per la selezione e per l' ingresso dei migliori, dei più capaci; che essa quindi attinga alle più larghe basi. Questo è il problema della democrazia la quale non ha proprjo nulla da temere dalla teoria della < classe politica,. Lo stesso Mosca afferma (pag. 69) che il restringersi della classe politica fu la causa della decadenza di Roma, come il suo estendersi fu la ragione della sua grandezza. Il problema che la democrazia ha.da risolvere è appunto quello di estendere la classe politica, di far si che nessuna via si trovi chiusa ai capaci per arrivare al governo e che al governo si arrivi attraverso una selezione che sarà tanto migliore e facile quanto più larga sarà la partecipazione dei cittadini alla cosa politica e cioè più vivo diretto e sentito l'interesse per i suoi problemi. Detto ciò, ci dichiariamo lieti per la ripubblicazione di quest'opera, divenuta oramai introvabile, la cui lettura può molto giovare a intendere il presente e ad affrontare lo studio dei problemi della ricostruzione politica. GUGLIELMO FERRERO : Discorsi ai sordi. Milano, Edizioni " Corbaccio " - L. 81. E cioè discorsi a chi non sente e non vuol sentire. Ferrero riprende qui argomenti che egli da molto tempo va affrontando e svilup-

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