La Critica politica - anno V - n. 6-7 - giu.-lug. 1925

278 LA CRITICA POLITICA incarica di rappresentare i proletari arretrati attraverso il potere dello Stato,,. Lucida ed incisiva essa mostra nitidamente la caratteristica della dominazione rossa e quella dello czarismo che non rappresentava nessuno strato di popolo ma semplicemente delle caste privilegiate estranee in modo completo all'anima russa. VI. Questo carattere della dittatura proletaria può già dare una idea sia pure somn1aria della gravità e della importanza dei problemi che essa nel suo porsi poneva contemporaneamente. I rivoluzionari dovettero diventare politici e statisti, alternare intransigenza e diplomazia secondo le. occasioni. Ora Lenin a queste esigenze seppe piegarsi ed obbedire onde si deve affermare che la sua grandezza non è illusione, fanatismo di seguaci. Già nel'la tattica usata per fare aderire i contadini al bolscevismo, nella pace di BrestLivostk si vede il politico, conoscitore profondo degli elementi su cui opera e che da essi trae tutto il vantaggio possibile per il conseguin1ento dei fini. Uno scrittore americano vivente in Russia, Louis Fischer, in un articolo sulla < Nation > riprodotto anche da qualche rivista italiana ferma, in pochi giri di frase, queste caratteristiche. < Il leninismo è il miglior servizio che Lenin abbia reso alla rivoluzione chè se non fosse stata la sua pieghevolezza ed abilità ad adattare gli stabiliti precetti dogmatici sulle contradittorie vicende dei fatti o addirittura a liberarsi delle teorie, i comunisti oggi non governebbero la Russia. Una mente meno flessibile di quella di Lenin, una mente intransigente come quella di Trozchi avrebbe condotto il bolscevismo ad un disastro>. Non è quindi il caso di aggiungere parole poichè questi periodi servono magnificamente a delucidare (1). Osserviamo invece i casi singoli per dedurne delle conseguenze attuali. Il problema del consolidamento del potere fu intravisto da Lenin non solo come problema di politica interna ma anche e sopratutto come quistione di politica estera. Il fine di rafforzare la dittatura evitanto le agitazioni ali' interno e la guerra dell'estero - fatti questi in stretta connessio~e e dipendenza - gli danno modo di esplicare un macchiavellismo rotto a tutte le astuzie e diretto a colpire nei punti . veramente vitali. La Terza internazionale fu lo strumento principale di tale attività intesa a sfruttare cinicamente gli stati d'animo di esasperazione del dopoguerra e gli irredentismi coloniali, le mire es-pansionistiche onde colpire gli stati nemici al cuore e far rivolgere tutte le preoccupazioni ai (1) Lenin, che a noi occidentali riesce meno comprensibile di Trotzschi per la sua mentalità russa, fu veramente plastico: nelle sue contraddizioni egli ebbe sempre una visione chiara della meta lontana e dell'espediente momentaneo, e riuscì a disorientare con qu~sti mutamenti di fronte i suoi avversarii, riducendoli all'impotenza. Essi si fossilizzavano in una formula atteggiandosi ad eroi; egli si moveva ed agiva. Essi avevano scrupoli, incertezze, esitazioni: egli sorrideva sarcastico e colpiva nel vivo. Essi furono sconfitti, ed egli vinse per sè e per i suoi che gli sopravvivono: il suo regime, malgrado gli sfavorevoli presagii e la mediocrità dei collaboratori, gli sopravvive, mentre zaristi e Kereschiani battono le vie delle città europee come emigrati senza speranze. (N. D. R. ). BibliotecaGirioBianco

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