NOTE SULLA RIVOLUZIONE RUSSA 277 V. Ora battuto Kerensky la conquista del potere ~on poteva fare a meno di sboccare nella dittatura. Con ciò non si intenda però essere da parte nostra l'intenzione di scriverne l'elogio o l'apologia. Il temperamento che ci è proprio rifugge da ogni esaltazione sforzandosi invece di immedesimarsi nelle necessità stesse della storia. È ormai pacifico fatto che la vita altro non è che susseguirsi di momenti legati dagli stessi rapporti interferenti fra causa ed effetto e che ogni momento determina forme ad esso aderenti. Il problema ·sta, quindi, nel vedere la particolarità della situazione russa e il significato storico della dittatura. E per questo non occorrono nemmeno lunghi discorsi. Il regime· parlamentare esiste quando è sentito come esigenza della vita arrivata ad alto grado di maturità, quando è sostenuto da una attrezzatura economica adeguata, quando le formazioni politiche .esprimono lo stato d'animo di vaste correnti popolari. Il regime dittatoriale si impone invece nelle condizioni di immaturità precedente, allorchè attraversandosi p·eriodi di transizione esistono sperequazioni notevoli fra le forze sociali. In Russia, dunque, esso non poteva non aversi. La rivoluzione, come è noto, venne fatta dagli operai delle città - nuclei già maturi e in certo modo preparati avendo avuto dall'esperienza della fabrica una educazione moderna - con l'adesione dei contadini sedotti dal miraggio della spartizione delle terre. Ma le condizioni del proletariato agricolo in confronto a· quello cittadino, la liquidazione delle forze spodestate, la necessità di provvedere al consÒlidamento del potere erano tutti sintomi di una situazione che richiedeva, per- non perdersi nel caos, un governo ferreo che avocasse a sè l'iniziativa della iniziativa. In tali condizioni il regime parlamentare avrebbe avuto effetti deleteri. Sarebbe stato una stonatura. Lenin, quindi, è coerentissimo· alla realtà allorchè si ribella alle idee di democrazia. Ma la sua polemica antidemocratica non va intesa e discussa, per questo, in sede .di teoria. Egli, portato dalla propria mentalità metafisica a dare assetto teorico alla praxis, generalizza, universalizza e cade, perciò, nell'errore grande di vedere possibile la coercizione della vita nella forma elaborata dal suo cervello di ideologo. Il leninismo, dunque, va giudicato e inteso col riferimento adeguato perchè cosl solo esso può svelare la sua intima forza rivoluzionaria e il carattere della dittatura del proletariato. È ormai un luogo comune nella polemica dei conservatori che in Russia essendosi sostituita ad una dittatura l'altra la situazione permane immutata con la sola novità di diversa gente insediata tra le mura del Kremlino. Ora tra czarismo e leninismo le differenze sono colossali. Entrambi - è vero - sono sovrapposizioni. Ma l'ultima è la sovrapposizione di nuclei popolari sul resto co~icchè la sua importanza è veramente grandiosa per la Russia, poichè con essa compariscono attivisticamente sulla scena della sua storia le avanguardie più mature e capaci e lo stato non è più mito, re~ltà trascendente essendo, al contrario, realtà originata dagli uomini e immanente nella vita. V'è in proposito una frase di Lenin che ripetuta potrà giovare meglio di qualunque analisi. " La dittatura del proletariato non è la dittatura di tutto il proletariato. Ma la dittatura della parte più avanzata del proletariato la quale si Biblioteca Gino Bianco
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