.. DAL PATTO DI LONDRA ALLA PACE DI ROMA 267 pronto ad utilizzarle caso per caso tutte, poichè a;iche le illusioni.... degli altri sono forze reali utilizzabili ; il secondo si afferra unilateralmente alle ideologie ciniche ed amorali .... rifugge con te.rrore dalla " politica delle mani nette"' ha il furore delle mani sporche e rimane nove volte su dieci, con le mani vuote. " Sonnino non era uomo da uniformarsi alle " ideo_logie democratiche " neppure per riuscire in un "bellissimo inganno n• In fondo era assai più rispettabile di Lloyd George e di Clemenceau che promettevano giustizia a tutti, mentendo e sapendo di mentire, Sonnino non mentl mai, a Parigi lasciava fare Orlando. Non mentire personalmente era il solo punto in cui obbedisse alle " ideologie democratiche " : con la quale incoerenza dimostrava di non avere bene appresa neanche l'arte del realismo,,. Più che in alcun altro paese in Italia ha avulo fortuna la comoda filosofia che adora il "fatto compiuto,,. Ogni evento, anche se ha avuto effetti dannosi, - per questi ideologi della "realtà qualunque sia,, - rappre- ·senta sempre l'unico ragionevole risultato, al quale poteva e quindi doveva tendere l'attività degli uomini. La supposizione che si sarebbe potuto raggiungere (procedendo con maggiore intuito e operando con migliore volontà) un risultato più conforme ai nostri desiderii, al nostro tornaconto, al nostro senso di giustizia è schernita come farneticante " ideologia,,. Ma se un capitano che doveva condurre in porto una nave avesse fatto rotta verso una scogliera ed un modesto passeggero pratico di quei paraggi l'avesse avvertito non una volta, ma ripetutamente, con insistenza: " bada che da quella parte non c'è scampo; per in1boccare il porto bisogna deviare di tante braccia a sinistra o di tante a destra ,, e l'altro si fosse ostinato a filare dritto contro il masso, naufragando lo scafo, sarebbe lecito dire che quel disastro era evitabile e che quel testardo comandante era molto meno " nella realtà" che l'inascoltato suo consigliere? Fino da quando si prospettò l'intervento dell'Italia nella guerra europea, Leonida Bissolati ed i suoi amici avvertivano i rischi e le dure esperienze cui dovevamo andare incontro: " La guerra a cui l'Italia è chiamata non sarà una passeggiata militare; non sarà neanche il colpo di grazia rapidissimo e facilissimo mediante cui molti s'illudono di riportare con poca spesa e con mediocre sforzo una vittoria decisiva. L'Italia dovrà fare, relativamente alle sue possibilità, uno sforzo non ,ninore delle altre potenze che si trovano nella prima linea .... E bisogna essere preparati anché a qualche rovescio e in tutti i casi a sacrifici lunghi, grandi .... ( Unità, 26 febbraio 1915). Sonnino (come pure l'on. Salandra) era assolutamente convinto che la guerra non sarebbe stata di lunga durata. " Contava di coprire le spese dell'intervento con un prestito estero di 40 n1ilioni di sterline: il 23 febbraio 1915 ebbe qualche sospetto che tale somma potesse non bastare e pensò ad elevare il prestito fino .... a 50 milioni ,,. Bissolati e Salvemini ritenevano che il grande sacrificio di sangue, di ricchezza, di forze morali non sarebbe stato giustificato se la guerra non avesse raggiunto risultati veramente decisivi per l'avvenire dell'Italia. Oltre alla conquista dei confini nazionali era indispensabile (per assicurare tale avvenire) un sistema di rapporti internazionali che rendesse impos~ibile la risurrezione di un blocco imperialista come era stato quello della Triplice. Biblioteca Gino Bianco
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