254 LA CRITICA PO!..ITICA momento che, allorchè questa libertà c'era, non hanno saputo che perderla e sciuparla. Più o meno tutti costoro si sono dimostrati i~pari alla prova, e si spiega perciò la diffidenza che essi destano in coloro stessi, che pur ne accettano le idee e dovrebbero seguirne le direttive. Giunti qui si deve aver il coraggio di dichiarare che, tirata la somma, essi sono forse più un ingombro che un vantaggio per la causa delle opposizioni. Gli elementi che stanno ordinandosi ora, per la prima volta, alla politica di opposizione, e che sono, naturalmente, elementi giovanili, si trovano in questo trivio : o rinunciarvi ; o costituire forma- , zioni nuove e autonome ; o accettare l'egemonia dei vecchi elementi. Questa ultima soluzione è quella che ripugna più delle altre, e se ne ha la prova nel fatto che, dei vecchi partiti, nessuno ha potuto fare un reclutamento anche solo mediocre di nuovi aderenti : i partiti di opposizione non si sono ringiovaniti. Difficilissimo, nelle attuali condizioni di compressione, è l'avviamento di nuove formazioni: quelle sorte a tipo combattentistico, che pur si muovono in una atmo.- sfera di privilegio, non sono riuscite a pesare come forza attiva: e l'esempio è stato eloquente. Resta allora la terza via, ed essa è stata ed è largamente, larghissimamente seguita: la rinuncia alla vita politica, che vuol poi dire un indiretto aiuto recato al movimento fascista. In sostanza il fascismo, che è anche un problema di generazioni, ha sorpreso le opposizioni mentre anch'esse sono travagliate dallo stesso contrasto ; ne ha anzi eccitato lo sviluppo, e le trova pertanto, anche per questo, in condizioni di limitata efficienza. Sotto un certo aspetto esse si trovano, di fronte al fascismo, in una situazione analoga a quella in cui si trovarono, in faccia al fatto dell' interventismo e dell' intervento le correnti antiinterventiste. Queste si dividevano in due : il neutralismo conservatore esponente d' una situazione politica anteriore a quella dell'interventismo ; e l' internazionalismo a carattere socialista umanitario, che esprin1eva invece una posizione ideale e pratica ulteriore alla guerra. Ma tra le due non era possibile che vi fosse nessun accordo e (si vide bene nel dopo-guerra) l'intesa non avvenne, e nello stesso modo è eccezionalmente difficile di far camminare di pari passo queste due forze: quelle del passato che, di fronte al fascismo, hanno insieme con le esigenze ideali, da far valere un problema di riscossa; e quelle dell 'avvenire che, non essendo certo il fascismo (longevo o non longevo che esso sia) la tappa ultima del nostro cammino politico, vogliono sorpassarlo e portarsi più avanti. * * * . Don1andare che tutta intera questa zona delle opposizioni--spontaneamente ri- , nunci alla lotta è assurdo. E antiumano : non v'è esempio di un legittimismo - e un prQblema legittimista nasce ogni volta che vi è, rivoluzionaria o no, una sostituzione in blocco di ceto dirigente - che abbia lasciato cader del tutto le proprie armi. E sarebbe poi anche pericoloso : non essendo affatto consigliabile che le opposizioni perdano una parte, sia pur non più molto feconda, delle pro- • prie forze, finché la nuova messe non sta visibilmente maturando. E a questa sopratutto, che bisogna guardare. Mettendosi da questo punto di vista, ma guardando con occhio pessimista, Giovanni Ansaldo ha rinviato ·1asoluzione del pro- • blema di qui a trent'anni quando saranno maturati gli urti di oggi. E invece possibile conchiudere, anche su questo, in maniera ottimista. Che il fascismo sia un BibliotecaGino Bianco
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