La Critica politica - anno V - n. 6-7 - giu.-lug. 1925

248 LA CRITICA POLITICA divise, avrebbero potuto arrivare a porre l' Europa sotto il lor piede e a rendersi satellite l' Inghilterra prima che, quasi, questa se ne accorgesse. Vi sono quindi i termini di un compromesso in virtù del quale l'Inghilterra, per aver sicuri i suoi porti e le coste ad essa più vicine, è disposta a garantire la sicurezza delle potenze continentali che altrimenti verrebbero tra loro a lottare per la supremazia; e il continente, per- • chè le sue potenze •rimangano ciascuna sicura di coltivare il suo giardino e perchè nessuna perda la sua ragionevole autonomia, acconsentirebbe alla posizione arbitrale dell' Impero Britannico. La Lega delle Nazioni è il custode permanente d'i questo compromesso: è, in fondo, l'erede del-· l'antico concerto europeo, salvochè è un concerto che ha una organizzazione permanente ed è un concerto .in cui hanno il loro peso anche le piccole nazioni e per mezzo del quale diviene possibile che lo statu quo sia, in un crescente numero di casi, modificata pacifica1nente. Quando certuni ostentano il loro disprezzo per la Lega delle Nazioni - anche se, come il Senatore Cippico, consentono a riceverne cospièui emolumenti nello stesso mentre che ·percepiscono l' indennità parlamentare e, per di più, senza quasi tener lezioni, percepiscono lo stipendio d'insegnanti nell'Università di Londra - essi dimenticano che la Lega, oltre ali' essere parte. integrante di trattati in virtù dei q'uali soltanto l' Italia è oggi quel che è, ha dietro di sè le forze storich~ che rendono inevitabile il detto comprom~sso. Essi dimenticano che come è impossibile che uno Stato possa essere realmente socialista fino a che tutto il mondo sia socialist_a e come è impossibile far della finanza nazionalista fino a che si sia fortemente indebitati e si dipenda dal resto del mondo per grano e per materie prime, così è i_mpossibile non prender sul serio una Lega delle Nazioni, che è l'espressione della crescente rete d'interessi comuni sopratutto del crescente bisogno di comune sicurezza da parte di un mondo che traffici, cultura e scienza vanno ogni dì più trasformando in un' unica eco nomia. Quando essi proclamano irrevocabile la sistemazione delle frontiere tra gli Stati èuropei deliberata dal trattato di Versailles essi dimenticano non solo che non vi sono trattati che possono arrestare irresistibili moti economico-etnici-culturali, come quello' dell' unione tedesca - certo non 1neno naturale e irresistibile dell'unione italiana; non solo che l' unione tedesca indebolirebbe in Germania il Prussianismo ; non solo che il frutto proibito riesce sempre il più gradito ; 1na che una unione federale danubiana fra gli Stati successori dell'Austria a parità di condizioni e con l' It~Iia come punto di attrazione e parte dello Zolwerein economico sarebbe una gran garanzia di pace e di gran vantaggio alle esportazioni e alla cultura dell'Italia. Si aggiunga che in caso di future crisi europee le nostre stesse frontiere si troverebbero tanto più ~olidamente garantite quanto più le popolazioni allogene di confine si sentiranno partecipi d'·una famiglia in cui la varietà delle razze e delle culture serve di base a una unità politica e spirituale più ricca ed alta. E que~ta .sarebbe politica veramente nazionale. Biblioteca Gino Bianco

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