La Critica politica - anno V - n. 5 - maggio 1925

NOTE E COMMENTI 235 aveva avvicinato e portato a proporsi il medesimo fine. Nel 1925 hanno visto la luce set.te numeri del giornale. Sette sequestri, quattro diffide, un gerente revocato, i1secondo in pericolo. Ii giornale si è trovato cosl nella materialt impossibilità di continuare. E quindi ha sospeso le pubblicazioni. Nel tempo stesso ha intentato causa ,civile contro il Prefetto di Milano per uso arbitrario dei proprt poteri, ,chiedendo il rifacimento dei danni. I redattori del < Caffè > annunciano ~he il giornale riprenderà appena intervenga quella riparazione giudiziaria che essi hanno sollecitata e assicurano i loro lettori che continueranno lo stesso a portare le loro idee al cimento della pubblica di- &eussione. Il giornale che nasce - che anzi e già nato in promettente salute - è < il Goliardo >, rivista quindicinale degli studenti d'Italia. Si pubblica a Roma (via S. Giacomo, 5-8) e si propone di farsi iniziatore e guida di un movimento studentesco, specialmente intellettuale, ispirato alle idee repubblicane. Facciamo i nostri auguri a tutti due i giornali: di ripresa a quello ne cessa e di successo a quello che nasce. NOI RECENSIONI VINCENZO Cuoco : Storia, Politica e Pedagogia ( 1770-1823).Con notizie storiche e analisi estetiche di Domenico Bulferetti. Torino, G. B. Para via C. Editori. - L. 5,25. Rendiamo merito alla Casa Editrice Paravia di avere iniziato questa collezione degli < Scrittori nostri> e di avervi compreso alcuni pocG> noti o dimenticati. Vincenzo Cuoco non era tra i più noti, per quanto in questi ultimi anni ce lo avessero rivelato gli studi del Croce, quello del Ruggiero sul < pensiero politico meridionale> e ne fossero state ripubblicate le opere. Bibli -teca Gino Bianco Il volumetto di Domenico Bulferetti lo mette finalmente a contatto col gran pubblico - lo fa conoscere nella originalità e nell'attualità del suo pensiero, chiaro, riposato, preciso. Fatti e idee, riflessione e racconto sono in Vincenzo Cuoco una cosa sola.Nelle cento pagine di scritti suoi che qui sono raccolti si possono cogliere in abbondanza considerazioni piene di originatità, di buon senso, utili ancor oggi, che sembrano anzi scritte per i tempi di oggi. Prendiamone qualcuna a caso: < Il voler fare in un momento tutto ciò che si può fare non è sempre senza pericolo, perchè non è senza pericolo che il popolo non abbia piil nè che temere nè che sperare da voi >. - < Le costituzioni sono simili alle vesti : è necessario che ogni individuo, che ogni età di ciascun individuo abbia la sua propria, la quale, se tu vorrai dare ad altri, starà male. Non vi è veste, per quanto sia mancante di proporzioni nelle sue parti, la quale non possa trovare un uomo difforme cui sieda bene ; ma se vuoi fare una sola veste per tutti gli uomini, ancorchè essa sia misurata sulla statua modellaria di Policlete, troverai sempre che il maggior numero è piil alto, più basso, più secco, pii) grasso, e non potrà far uso della tua veste>. - < Ogni popolo che oggi è schiavo fu libero una volta. Il dispotismo non si è mai elevato ad un tratto, ma a poco a poco; il potere del popolo di rado è stato conquistato, ma il pill delle volte usurpato; ed in tutte le usurpazioni i despoti hanno avuto sempre di mira di nascondere i loro passi, e conservare, quanto pit si poteva, le forme esterne e le apparenze antiche>. E fermiamoci qui. DAVID jAHIER: Il /0 articolo dello Statuto e la libertà religiosa in Italia. Torino, Gènova, S. Lattes e C. Editori. - L. 3,30. L'autore di questa monografia richiama le origini del primo articolo dello Statuto albertino che proclama il privilegio di un culto e la sopportazione degli altri culti, cioè la negazione della libertà religiosa : articolo intransigente come volevano l'animo cattolicissimo del re e lo spirito illiberale dei tempi. I liberali, infatti, ne rimasero fortemente disillusi, pur non disperando, ad incominciare da Cavour, ~ella possibilità di una revisione. Ad [ogni modo, finchè visse Cavour, l'articolo ebbe una interpretazione progressivamente .liberale, fino alla formula< Libera Chiesa in libero Stato>. Morto Cavour i ministri che gli successero non seppero condurre a fine il suo programma. Entrati a Roma si lasciarono sfuggire l'occasione propizia ad una revisione dello Statuto in senso liberale. Tuttavia il principio del diritto naturale della libertà, in fatto di religione, entrava per

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