La Critica politica - anno V - n. 5 - maggio 1925

.. IL PROBLEMA DEGLI ENTI LOCALI 217 dell'amministrazione. Ed ecco perchè _può venir fatto di veder riprendere oggt vecchi motivi e vecchie tesi che senza essere di vera e propria autonomia am-- ministrativa sono tuttavia di contrasto coflo Stato. Tra gli organismi creati dopo il successo della « marcia su Roma » per disciplinare le varie forme di attività del partito fascista, v'è pure una Confederazione Nazionale degli Enti autarchici la quale non ha saputo nascondere il disagio gravissimo in cui gli Enti stessi si trovano, documentando in tal modo la insanabilità del dissidio esistente tra amministrazione centrale e amministrazioni locali. Di tale disagio si è fatto eco l'on. Italo Balbo con una lettera aperta al Ministro delle Finanze, pubblicata nel Corriere Padano del 5 maggio. Egli muove al Ministro un'accusa che investe tutta la politica del governo. « II Ministro delleFinanze - egli scrive - per arrivare ad ogni costo al pareggio del bilancio dello• Stato, esaurisce, dissesta e rovina i bilanci dei Comuni ». Molti sindaci, fascisti' naturalmente, non sanno come andare avanti e dove trovare i mezzi per la più ordinaria e statica amministrazione ; quelli del Ferrarese penserebbero a rassegnare le dimissioni e avrebbero comunicato al Governo tale loro intenzione. l provvedimenti finanziari escogitati dal ~inistro De Stefani e che per quella parte che riguarda il cosidetto reddito agrario s' infransero in alcuni luoghi contro la resistenza passiva degli agricoltori, tanto che dovettero essere temporaneamente sospesi, sono giudicati nella lettera dell'on. Balbo severissimamente : « L'opera di sabotaggio delle finanze comunali, diventate 1~ vacche da mungere per conto. dello Stato, è in definitiva un'opera di disfattismo nazionale. Se i sindaci fascisti avessero seguitato a tacere, avrebbero lasciato il Governo nell'equivoco, nella_ persuasione cioè che i provvedimenti emanati siano attuabili. Sono tanto poco attuabili che tu stesso, con decreto del 24 maggio, hai dovuto sospenderli tutti\ in blocco per l'anno corrente. E per il 1926? ». In provincia si vede, insomma, quello che a Roma o non si riesce a vedere· o si preferisce non vedere. Sta bene essersi impossessati di tutte le Amministrazioni locali. Ciò può aver soddisfatto il particolare orgoglio di molti fascisti. Ma dal n1omento che l'amministrazione la si ha in mano, non si può rinunciare ad amministrare ; anzi la soddisfazione, il piacere e l' interesse ad amministrare crescono o diminuiscono in ragione diretta della possibilità o meno di legare il proprio nome o quello del proprio partito ad una speciale attività. Se poi ogni attività è impossibile, o piuttosto che aggiungere all'attività ordinaria qualche cosa di proprio si tratta di diminuire quella che c' era già e c'è sempre stata, e tuttavia non si riesce ad andare avanti e bisogna limitarsi ancora lasciando de-- perire i servizi e accrescere il deficit e assistere ,ntanto al crescere del malcontento che, ancorchè taciuto, è da chi vi è in mezzo tanto meglio visto e sentito quanto meno gli fa piacere, allora è umano che - pur con tutta ia devozione al fascismo e al Governo - si senta il bisogno di scagionarsi e anche di difendersi. « Possono i sindaci fascisti lasciare che nel po-- polo si radichi il concetto che il regime nuovo significhi inazione e sfacelo? Non è vero che i contribuenti si lagnino per i tributi locali quando i servizi• pubblici procedono regolarmente, ma strillano ogni volta che, come oggi, anche se il bilancio dello Stato è in pareggio, essi mancano di strade, acqua, assistenza sanitaria, tutto ciò insomma che più direttamente li interessa e che più specialmente cade sotto i loro occhi. E d'altra parte, non pochi si sentono chiamati non meno di cinque volte al mese dall'agente delle imposte per una nuova tassa B"bliotecaGino Bianco

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