• REALTÀ CHE S'IMPONGONO Il problema degli Enti locali Ritorna in discussione e se ne dovrà discutere, molto. È importante che se ne discuta e che quasi nello stesso tempo l'argomento sia stato tocc~to con diverso spirito e intonazione da tre distinti personaggi del partito oggi al potere. Dopo la guerra la crisi dello Stato dominò tutti gli spiriti e pose in seconda• e poi in ultima linea quella degli Enti locali. E così si cessò di parlarne come non esistesse, nè fosse mai esistita. Le preo~cupazioni maggiori si volsero a superare la crisi finanziaria dello Stato e per arrivarvi non si ebbe scrupolo di ricorrere a provvedimenti che avrebbero peggiorato quella non altrimenti grave degli Enti locali. In questo fatto è possibile vedere l'indice di una opinione molto diffusa : che solo lo Stato conti come espressione e fattore di energie nazionali e che tutto il resto debba essere subordinato ai suoi interessi e alla sua volontà. Ed è l'opinione che trova oggi il suo metodo nel Governo del partito fascista. Non ci ha, quindi, affatto sorpreso udire l'on. Farinacci, in un discorso tenuto a Parma il 1O maggio, rispondere al senatore Albertini il quale in Senato lamentò che troppi Comuni (più di mille e quattrocento) sono sempre in mano a Commissari governativi, regi o prefettizi : « Io dico invece che i Commissari sono pochi e bisogna aumentarli. Io abolirei le elezioni e le amministrazioni ove esistono ancora. Con i Commissari governativi si risolverebbero tutte le questioni locali. Non deve essere ammissibile che in un paese un 'amministrazione faccia politica diversa dalle direttive del Governo ». Ancora una volta il Farinacci ha saputo essere, senza mascherature teoriche o rettoriche, l' interprete schietto del pensiero fascista. Come teoria e come metodo il fascismo, molto meglio che nel professore Gentile, si capisce in Farinacci, il merito del quale, sintassi e grammatica a parte, è appunto quello di essere logico, di fare una cosa sola -della teoria e della pratica, di darci il fascismo quale è, e quale può essere. Pensare che in Italia possa esservi qualche cosa d' indipendente dalla volontà del Governo è al di fuori della concezione fascista, rimanendo nella quale è assurdo parlare di diritti locali e di autonomie amministrative. Parlandone e preoc- -cupandosehe si fa nella amministrazione della politica: per non farne non c'è che seguire le direttive del Governo, obbedire al Governo, subordinando alla sua politica e alla sua volontà problemi ed esigenze locali. E si farebbe amministrazione pura. Quanto dire : niente amministrazione ! La logica del fascismo vorrebbe così. E parla a mezzo di Farinacci. La realtà vuole diversamente. E parla anch'essa per bocca di altri uomini del fascismo. (Chi è fuori del fascismo non ha per ora voce in capitolo). Il che vuole dire che i fatti valgono sempre assai più delle teorie e finiscono coll' imporsi anche là dove trovano le maggiori resistenze teoriche e spirituali e cioè interessi che, per -quanto sentiti, sono meno vicini. Il fascismo può tenere quanto vuole in poco -conto le Amministrazioni locali, ma poi i fascisti dal momento che, per ragioni di partito, si mettono a fare gli amministratori debbono arrendersi alle necessità Biblioteca Gino Bianco
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