La Critica politica - anno V - n. 5 - maggio 1925

LA QUESTIONE DEI DECRETI-LEGGE 215diata e serve a regolare una situazione transitoria, si vede a luce meridiana quanto vano sarebbe il dichiararlo decaduto dopo che già ha avuto esecuzione per quel caso per cui fu emanato. E poi di fronte al fatto compiuto, il Parlamento novantanove volte su cento convertirebbe in legge il decreto anche per legittimare una situazione irregolare, e gl~ inconvenienti lamentati continuerebbero a sussistere come oggi. L'unico mezzo serio per eliminarli è nel non far mai più decreti-legge, dichiarando espressamente per legge che il potere esecutivo non ha facoltà, di legi/erare in alcuna materia, con la relativa conseguenza che il potere giudiziario deve sempre negare l'applicazione, ai casi concreti, di queidecreti che avessero carattere legislativo. GIQV ANNI PETRACCONE , . LO STATO E LA PROVINCIA La Provincia, organo amministrativo, ha la sua speciale attività segnata da due compiti: manicomi e strade. I manicomi restano sempre di sua esclusiva competenza. Quanto alle strade un decreto del ministro Carnazza del 15 novembre 1923 stabiliva che passasse allo Stato l'esercizio di 60 mila km. di grandi strade rotabili, alle quali avevano fin'allora provveduto le provincie coi loro proprt mezzi e colle loro particolari vedute. Anche qui lo Stato si proponeva di far bene quello che le Provincie non sembra sapessero fare e stabiliva per ciò una nuova classifica stradale : strade di prima classe di cui lo Stato si riservava la rnanutenzione, lasciando alle Provincie la manutenzione solo di quelle di secondCl classe, salvo ad assumersi la cura pure di queste quando lo avesse creduto utile. llna vera e propria patente d'incapacità per le Provincie e di capacità per lo· Stato. E giusto. Se la capacità deve sempre corrispondere afla grandezza, lo Stato è, senza dubbio, un organismo molto più grande. J., ediamo ora quel che è avvenuto. Una cosa molto semplice : che dal prima luglio 1924, giorno in cui il nuovo ordinamento Carnazza doveva entrare in vigore, le grandi strade di prima· classe vennero abbandonate a se stesse. Le amministrazioni provinciali hanno da quel momento cessato di occuparsene, come· era del resto obbligo loro. Lo Stato, dal canto suo, dimenticava di occuparsene, come era da prevedere. Una delle ragioni per cui lo Stato intervenne a sostituirsi alle provincie fu questa : che le strade non erano curate sufficientemente secondo le norme dellCl viabilità automobilistica, dove più e dove meno bene applicate nelle varie provincie, mentre è nelle intenzioni del governo che da questo lato l' ltàlia non sia da meno delle altre grandi nazioni. Per provvedervi si osservava intanto che c'era disponibile una bella somma, ben 400 milioni all'anno, importo delle tasse· ciclistiche e automobilistiche, sulla vendita degli oli 1ninerali e del dazio doganale sul petrolio e sulla benzina - cespiti di entrata che lo Stato riservava soloper se. Ebbene, sapete quanto di tale somma veniva assegnato al capitolo strade nel- bilancio dello Stato? 70 milioni! E poi anche questi, tanto per cominciare, rimasero sulla carta. E cosi le strade principali d'Italia vanno rapidamente rovinando e se non si vorrà lasciarle rovinare ancora, si dovrà provvedere d'urgenza a ripararle in molti punti, con una spesa naturalmente maggiore di quella che avrebbe importato la manutenzione ordinaria. Il fatto desta tali preoccupazioni che la Provincia di Milano deliberava per suo conto - giacchè ogni ritardo le parve un d~sastro e una colpa - otto milioni di lavori per le riparazioni e la manutenzione, senza neppure attendere di assicurarsi se lo Stato rimborserà la spesa o anche solo l'autorizzerà. All'atto pratico la provincia spogliata di una delle sue poche attribuzioni ha dovuto, di sua iniziativa, riprendersela e sostistuirsi alloStato. E ciò non vale forse molte dimostrazioni teoriche ? Biblioteca Gino Bianco

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