La Critica politica - anno V - n. 5 - maggio 1925

• \ Incognite monetarie / La condanna, ormai unanime, dei numerosi e contraddittori decreti -con cui si era creduto di disciplinare e moralizzare le borse ·e non si è effettivamente ottenuto altro risultato, almeno immediato, che di diffoQdere l'incertezza ed il panico e di favorire, forse ingenuamente, la speculazione al ribasso, non può farci per~ere di vista la lotta che all'ombra di quei decreti e delle polemiche da essi sollevate, si è combattuta e si combatte ancora dai più ostinati inflazionisti contro ogni tentativo di rivalorizzazione od anche di semplice stabilizzazione della moneta. In Italia, tolti pochissimi isolati, che nelle contestazioni confidenziali dichiarano fatale la progressiva svalutazione della lira e suggeriscono ., .anzi di affrettarla per poter poi riscostruire, sull'esempio della Germania, un sistema monetario più sano e più stabile, non vi è finora nessuno eh~ invochi pubblicamente ed apertamente un aumento della circolazione. Gli inflazionisti di casa nostra arrivano però all'identico risultato per via indiretta, invocando insistentemente un allargamento sempre maggiore del credito. Poichè infatti le banche ordinarie non possono aumentare il loro portafoglio senza ricorrere al risconto presso le banche di emissione, e queste alla loro volta non possono aumentare le cifre già altissime dei loro risconti senza ricorrere alla stampa di nuova carta moneta, in realtà l' inflazione creditizia crea necessariamente l'inflazione monetaria ed anzi l'aggrava. Perciò sul mondo delle borse e dei maggiori clienti delle banche, .assai più che i decreti sugli agenti di cambio e sulla _limitazione dei contratti a termine, ha esercitato un' impressione deprimente la nuova politica restrittiva adottata dalle Banche di emissione che, d'accordo col Tesoro, .han decis'o di contenere entro limiti assai più angusti del passato le loro -0perazioni di risconto. Il vero punto intorno a cui si combatte da due mesi una battaglia senza quartiere è precisamente questo delle restrizioni nel credito, imposte in un momento in cui le condizioni del mer- -cato sembravano richiederne un ulteriore allargamento. Indubbiamente non sarebbe onesto vedere in tutti coloro che invocano il ritorno ad una maggior larghezza nelle concessioni di credito degli avidi speculatori o dei cinici affamatori della povera gente. In molti casi l'improvvisa restrizione del credito può essere causa di danni .assai gravi alla produzione, come ad esempio nell'allevamento dei ba- -chi da seta o nella bieticultura, nell'impianto di nuove industrie o nelBiblioteca Gino Bianco

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