OGGI : NON DOMANI 149 al 1922 non hanno saputo darsi nè un capo nè un'idea direttrice : gli italiani ricordano che i parlamentari dei partiti aventinisti si sono baloccati durante tre anni in accademie interminabili, che quelli saliti al potere non seppero imprimere un indirizzo qualsiasi all'azione statale sino a fare apparire lo Stato come nave senza nocchiero, e che gli altri non seppero compiere il gesto audace di afferrare il potere per dare allo Stato un loro indirizzo. Gli italiani, un po' più vecchi dei giovanissimi, ricordano ancora gli insuccessi dei blocchi popolari che dal 191Oal 1914 .conquistarono i maggiori Comuni senza realizzare un gran che, minati da interni contrastj, e ricordano anche che dopo il 1900 l'estrema sinistra vittoriosa su Pelloux si scisse senza costrutto e portò al timone della cosa pubblica i clerico-giolittiani. Questi ricordi impediscono agli italiani di aver fiducia in una coalizione, che si è formata su una base puramente negativa e che non sa tracciare le linee direttive di un'azione di governo. II momento che noi attraversiamo è delicato : la pressione fiscale è giunta a un grado elevatissimo: la lira non h~ conquistato quella stabilità che è indispensabile per un assetto equilibrato dell'economia pubblica e privata : il costo della vita ha oscillazioni preoccupanti: in queste condizioni non sono possibili salti nel buio e cieche fiducie. Non si può attendere la vittoria per vedere poi quello che si dovrà fare, col rischio che i vincitori non si trovino d'accordo e passino a una lotta intestina. Bisogna parlar chiaro, e affrontare i problemi concreti. Può essere - anzi sarà certamente - che l'Aventino si scinda in due gruppi : da un lato i liberali, i democratici, i popolari, forse gli unitarii : dall'altro i repubblicani e i massimalisti. Questa scissione su una question~ d'indirizzo sarà sempre meno dannosa di una unione equivoca, fondata su una fortnula negativa. Rinviare a domani le discussioni sulle linee programmatiche è un assurdo : non è possibile una battaglia efficace se non si ha in vista un obiettivo preciso : non è possibile la vittoria, se non si conosce lo scopo della battaglia. II programma deve essere formulato oggi, nelle sue direttive· fondamentali : senza questo non si può sperare nella vittoria, per la semplice ragione che non si può ingaggiare la battaglia. Gli aventinisti, sino a che continueranno a ripetere la loro formula negativa, saranno dei generali o dei caporali senza soldati ; per avere soldati bisogna che passino il Rubicone, e bisogna si convincano che la lotta vera contro il fascismo sarà aspra e difficile, da vincere prima di tutto contro se stessi liberandosi da molte scorie, a cominciare da quella della partigianeria, retaggio di un·a mentalità faziosa, che rovinò i comuni italiani spianando la via alle magnifiche Signorìe. L'attesa del miracolo è quello che più danneggia l'Aventino, impedendogli di darsi a un'azione concreta: fino a che l'Aventino aspetterà che il fascismo cada per interni dissensi o per un evento ester~ore saremo nel periodo delle schermaglie, non in quello della lotta : sino ad allora si continuerà a perdere del tempo, senza costrutto. Biblioteca Gino Bianco . .
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==